La maledizione del Dakota, un libro svela misteri e omicidi legati al palazzo di New York
Un libro appena uscito racconta risvolti oscuri e inquietanti legati al Dakota Building, l’edificio newyorkese davanti a cui è stato ucciso John Lennon. Dal cinema alla musica, tra quelle mura sono accadute tante cose strane. Le analizza per la prima volta la giornalista Camilla Sernagiotto
Un palazzo in cui da sempre le star fanno a gara per abitare, un edificio in cui buona parte di Hollywood ha vissuto. E in cui buona parte di Hollywood è morta, anche. Un libro appena uscito ripercorre la storia del Dakota Building, il palazzo in cui è stato assassinato John Lennon. Ma non soltanto l’omicidio dell’ex cantante dei Beatles sembra essere legato a queste mura.
La maledizione del Dakota (Arcana Edizioni) è il nuovo saggio scritto da Camilla Sernagiotto, giornalista di Sky Tg 24 e del Corriere della Sera. Sembra un giallo ma in realtà ogni pagina non è affatto fiction: è tutto vero quello che Sernagiotto riporta citando testimonianze, documentazioni e gli atti processuali dei tanti episodi di sangue che la giornalista ha scoperto essere forse legati al Dakota.
Per chi non lo conoscesse, il Dakota è stato il primo condominio di lusso della storia, nato nell’Ottocento a New York. Benché al tempo i ricchi vivessero in case monofamiliari e solo le classi sociali più povere abitassero nei condomini, tutti gli appartamenti del Dakota andarono sold out ancora prima che il palazzo fosse terminato. Come mai? Il saggio di Camilla Sernagiotto – ben documentato e anche avvincente – cerca di rispondere a questa domanda. Per farlo, scava nelle origini di quell’edificio, legate a storie di satanismo ed esoterismo.
Figure come quella di Aleister Crowley (considerato uno dei più grandi esoteristi della storia, fonte di ispirazione di molti satanisti) e Anton LaVey (il fondatore della chiesa di Satana) vengono analizzate in rapporto al Dakota. Tanti fili invisibili legano il palazzo in cui Lennon ha trovato la morte per mano di Mark David Chapman a fatti di cronaca nera, tra cui uno dei più famosi della storia degli Stati Uniti d’America: l’eccidio di Cielo Drive. Il 9 agosto 1969 la setta di Charles Manson (la cosiddetta Family) ha massacrato l’attrice Sharon Tate nella sua villa a Los Angeles assieme ad altre persone che si trovavano nella sua casa. L’unico che si è salvato è stato Roman Polanski, il marito di Sharon Tate che si trovava a Londra per cercare la location di un suo film. La maledizione del Dakota di Camilla Sernagiotto collega gli omicidi di Sharon Tate e delle altre vittime della Famiglia di Charles Manson al Dakota di New York. Ma non solo: dai fantasmi agli extraterrestri, dai demoni evocati nello scantinato agli inquilini molto strani (oltre a quelli molto famosi, da Lauren Bacall a Bela Lugosi, oltre a Lennon e Yoko Ono), La maledizione del Dakota di Arcana Edizioni racconta una storia che ha dell’incredibile ma che è talmente ben documentata da lasciare a bocca aperta.
“La maledizione del Dakota: dall’omicidio di Sharon Tate da parte della setta di Charles Manson all’assassinio di John Lennon, tutti i misteri e le coincidenze che legano morti violente e sospette di nomi della musica, del cinema e dello spettacolo al celebre palazzo di New York, quello in cui fu girato il film Rosemary’s Baby di Roman Polanski, marito di Sharon Tate, e davanti al quale fu ucciso John Lennon” si legge nella presentazione ufficiale del libro.
Il Dakota pare sia stato teatro di riti satanici. È pare sia stato legato al celebre esoterista Aleister Crowley, la cui faccia compare inoltre sulla copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles. Crowley negli anni Cinquanta ispirò Anton LaVey, fondatore della Chiesa di Satana (di cui poi sarà nominato reverendo Marilyn Manson). E Anton LaVey collaborò con Polanski (che è sempre stato un grande fan di LaVey) per rendere credibili i rituali satanici presenti nel film Rosemary’s Baby.
La maledizione del Dakota di Camilla Sernagiotto svela per la prima volta che – per quanto sia stato il White Album dei Beatles a entrare nel processo di Charles Manson per l’omicidio della moglie di Roman Polanski – in realtà forse non è stato quel disco a ispirare il delirio omicida ma un altro famoso “monumento” dello spettacolo: il Dakota.