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Home » Cultura

Io, musulmana praticante, credevo che i gay fossero perversi e malati, ora li difendo

Immagine di copertina

Sara Ahmed è l'autrice di un post da migliaia di like e condivisioni dove confessa che giudicava i gay musulmani come dei deviati. Il suo messaggio è diventato virale

“Ero omofoba, ma adesso non lo sono più. Ero dell’idea che ammettere l’esistenza di musulmani omosessuali fosse qualcosa di blasfemo. Rinnegavo gli omosessuali musulmani, voltavo il viso ed esclamavo astaghfirullah (“Chiedo perdono ad Allah”) se incrociavo un transessuale per strada o due uomini che si tenevano per mano.

Me ne vergogno, ma ero dell’idea che l’omosessualità fosse una malattia da accettare nella speranza di poter guarire. ‘È peccato’, ‘sono perversi’, ‘l’Islam lo vieta’, ‘l’Islam li condanna’: erano affermazioni di cui ero fortemente convinta”.

Sara Ahmed è l’autrice di queste parole, che danno inizio a un lungo post su Facebook pubblicato all’indomani del Gay Pride che si è tenuto a Roma sabato 9 giugno

Sara è musulmana, ha 25 anni, è laureata in Scienze delle relazioni internazionali e vive a Roma. Ha voluto raccontare così la sua personale rivoluzione che l’ha portatata a riconsiderare tutto ciò in cui credeva, mettendo in discussione quanto le era stato sempre insegnato sulla sua fede religiosa. Per farlo ha usato uno strumento comune e diffuso tra i giovani: un social network.

Il post, che ha ottenuto migliaia di like e condivisioni, racconta di quando un giorno le è capitato di imbattersi nel profilo personale di Wajahat Abbas, un ragazzo pakistano omosessuale di religione musulmana che si batte per i diritti dei gay musulmani. Quel fortuito incontro virtuale ha messo in crisi le sue salde convinzioni.

“Un giorno vidi su Facebook un post di un ragazzo pakistano, gay e musulmano, Wajahat Abbas, e passai le ore nel suo profilo a leggere cosa scriveva per difendere il suo diritto a essere accettato come gay e musulmano. Entrai in crisi e mi domandai se la religione che profondamente amo e in cui ritrovo i miei principi e valori poteva bandire in modo cosi cruento un suo fedele”, si legge su Facebook.

“Tutte le mie convinzioni crollarono dinanzi alla foto di Wajahat con in mano il cartello ‘Allah Loves Equality” (“Allah ama l’uguaglianza”). Wajahat aveva visto in Allah la misericordia e la clemenza che io invece non ero riuscita a vedere, offuscata dall’ignoranza, dalla paura e dalla convinzione di avere in mano l’Islam giusto”, continua a scrivere.

A TPI Sara ha raccontato di aver scritto quel post nonostante la certezza che sarebbero arrivate molte critiche, sia da esponenti del suo stesso credo, sia da persone di altre religioni. I commenti, anche i più negativi, sono arrivati, ma insieme a quelli Sara ha ricevuto anche messaggi di grande solidarietà.

“Un ragazzo mi ha scritto che grazie a me stava rivedendo la sua posizione nei confronti dell’Islam; un’altra, eterosessuale e musulmana, mi ha detto che apprezzava il mio coraggio per aver detto pubblicamente un concetto così forte, riscoprendo una nuova faccia di questa religione”, racconta.

Sara spiega che non è ancora facile affrontare il dibattito sull’omosessualità nella comunità islamica, ma che è importante farlo sopratutto in un momento storico nel quale i numerosi attentati che si sono succeduti hanno fatto crescere la paura e l’intolleranza.

“Vedo che sono proprio gli appartenenti al mondo Lgbt che difendendo l’Islam e cercano di non far aumentare l’odio e la paura, quindi non vedo perché vadano discriminati dalla nostra comunità”, prosegue Sara.

“Sono consapevole che in molti leggendo le mie parole penseranno che io sia una persona che vuole ignorare e rinnovare i ‘veri precetti islamici’. Ma leggo il Corano e prima di ogni verso devo iniziare dicendo Bismallah Allah al rahman el rahmim (ogni sura del Corano comincia con la frase “In nome di Allah il Clemente e il Misericordioso”) e penso che la clemenza e la misericordia di Allah superi ogni discriminazione fatta in suo nome”, conclude.

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