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Home » Cultura

Esclusivo TPI – Parla Johnny Depp: “Modigliani è il mio alter ego: la mia libertà non sempre mi ha favorito”

Immagine di copertina
Johnny Depp sul set del suo nuovo film "Modì - Tre giorni sulle ali della follia". © Modi Production Ltd

“Il film con Riccardo Scamarcio
è la mia interpretazione dell'artista livornese.
Alcune delle cose dette da Modì contro il sistema
che c’è dietro l’arte, io le ho dette davvero”.
La star di Hollywood racconta a TPI
la sua seconda opera cinematografica da regista

Incontrare Johnny Depp è sempre un piacere e una sorpresa, anche quando arriva dopo due ore per un ritardo dell’aereo dalle Bahamas all’incontro con i giornalisti per la presentazione del film “Modì – Tre giorni sulle ali della follia”, che chiude la Festa del Cinema di Roma (nelle sale dal 21 novembre).

La seconda regia dell’attore americano racconta tre giorni nella turbolenta vita dell’artista Amedeo Modigliani, interpretato da Riccardo Scamarcio. Il film è ambientato nella Parigi dilaniata dalla guerra del 1916, nel quartiere di Montmartre che all’epoca ospitava molti bohémien e artisti. L’attore che oggi è considerato una figura controversa a Hollywood dopo anni di battaglie legali e un divorzio complicato dall’ex moglie Amber Heard, che ha incluso accuse di violenza domestica e un processo per diffamazione che è diventato un film documentario visto in tutto il mondo, è nel mezzo di una sorta di rilancio della sua carriera in Europa, iniziato nel 2023 a Cannes con il film “Jeanne du Barry” della regista francese Maïwenn, in cui ha recitato nel ruolo di Re Luigi XV. Ma l’amore nei suoi confronti di fan di tutte le età non si è mai spento, al contrario è cresciuto sempre di più.

All’Auditorium Parco della Musica ad aspettare il red carpet di Johnny Depp ci sono migliaia e migliaia di persone assiepate lungo il percorso e sulle gradinate fin dalla mattina per vederlo solo per un minuto. Perché Johnny Depp non è solo il grandissimo attore dal talento immenso, il personaggio controverso, il divo milionario, l’uomo degli eccessi, è anche un uomo che ci sorprende quando lo incontriamo per la sua gentilezza, l’ironia, la dolcezza e si, sembrerà strano, anche per la sua timidezza.

Quando finalmente arriva, si scusa tanto per il ritardo. Indossa un costume scuro anni 50 con delle scarpe bicolori che sembrano far parte di una band di rockabilly, le mani piene di anelli, la camicia aperta su mille tatuaggi, gli occhiali con le lenti un po’ scure per coprire gli occhi. Mentre ci parla i capelli gli coprono il volto, sembrano tanti escamotage per schermare le sue emozioni.

La visione
«Questo film l’ho scritto e riscritto tanto volte», spiega Johnny Depp con la sua voce profonda, misurando bene le parole. «Non è un biopic, non m’interessava realizzarne uno, ma è la mia interpretazione dell’artista livornese. Modigliani in un certo senso può essere considerato il mio alter ego, ho messo dentro così tanto di me stesso che non potrei non esserci. Alcune di quelle cose che dice Modì, contro il sistema che c’è dietro l’arte, io le ho dette davvero».

«Non me ne è mai fregato niente del successo, non sono mai stato disposto a scendere a compromessi», spiega subito dopo aver sorseggiato dell’acqua. «Non ho mai accettato determinate cose, richieste, non sono un lacchè. E infatti questa mia libertà non sempre mi ha favorito, e oggi sono troppo vecchio per fare il servitore».

Modigliani è stato un bohémien. Si può esserlo ancora? Depp non risponde subito, sembra cercare le parole giuste: «Penso che il fascino sia allo stesso tempo una maledizione, ma mi sembra che non ci sia più molto spazio per essere bohémien oggi. Io sono stato fortunato perché mio fratello che ha 10 anni più di me mi ha fatto appassionare a “On the road” di (Jack) Kerouac, ai dischi di Van Morrison. Mi ha fatto conoscere la musica che è arte, anche Bob Dylan dei primi tempi era bohémien. La scena beat per quanto mi riguarda va ancora di moda. Ma io preferisco pensarmi di un’altra epoca».

Eppure sembra che i tormenti di Modì, gli eccessi, quella ricerca di arrivare al fondo, Johnny Depp li conosca bene:  «Devi andare verso il fondo, verso quello che tu percepisci come tale. Non è tanto toccare il fondo quanto piuttosto andare a sbattere, scontrarsi contro i muri. Sto parlando in modo metaforico, ma io sono riuscito a trovare una stanza, il mio spazio, e solo quando ho individuato il pavimenti e le altre pareti, sono riuscito a trovare un equilibrio, a non sprofondare e a trovare la forza anche di sorridere. E questo perché ho avuto la migliore educazione possibile che mi accompagnerà fino alla fine dei miei giorni».

Non prova nessun rancore? «Onestamente no. Ricordo tutto gli articoli di successo e quelli che mi hanno insultato. Chi mi ha incensato e chi mi ha vomitato addosso. Ho avuto una vita intensa ed ho imparato. Tutto ciò che sperimentiamo, anche la cosa più banale ci fa imparare qualcosa lungo la nostra strada. Quindi non ho alcun risentimento verso nessuno. Non ho questa grande riserva di odio, perché l’odio richiede cura. Perché portare questo bagaglio?».

Pensieri filosofici e profondi. Del resto gli artisti a cui si ispira, come Modigliani, hanno anche avuto un rapporto costante con la morte. «Penso che essere qui sulla terra possa essere considerata già una fortuna. Non so se ci sia una ragione o meno, comunque siamo decisamente fortunati perché ci svegliamo e possiamo celebrare la vita. C’è una citazione molto importante, detesto fare citazioni, ma credo che questa meriti. Heinrich Heine, poeta e filosofo tedesco, diceva che il sonno è una cosa piacevole, la morte è ancora meglio ma il più grande miracolo di tutti è quello di non essere mai nato».

«Una volta pensavo che la morte fosse semplicemente terra e vermi, ma comunque le persone, anche quelle che non ci sono più, piantano dei semi dentro di noi, ci lasciano qualcosa», continua l’attore sorridendo e giocando con i suoi anelli. «Quei semi sono i ricordi. La cosa fondamentale è che dobbiamo godercela».

Una curiosità: è vero che non conosceva affatto Riccardo Scamarcio? Ride di gusto e poi ammette con sincerità che non conosceva nessuno degli straordinari attori che ha selezionato: «Negli ultimi anni, non ho guardato molti film e non conosco il cinema europeo, ma voglio recuperare. Li ho scelti prima guardando le foto che il direttore del casting mi ha fatto avere e poi attraverso un primo incontro via zoom. Riccardo mi ha colpito subito. Non ho avuto dubbi. Quella faccia, quegli occhi, poi quando ci siamo parlati anche attraverso uno schermo ci siamo trovati subito in sintonia e questo è diventato sempre più profondo anche sul set. Stessa cosa con Antonia Desplat che interpreta la sua musa Beatrice Hastings, una donna moderna, libera, forte».

Ha dei piani per il futuro? «Ci sono ancora tante cose che voglio fare, un paio di film da dirigere, altri da recitare…». Si dice che sarà Satana nel prossimo film di Terry Gilliam, è vero? «Ne stiamo parlando, Terry ha così tante cose da dire. Ed io anche, quindi mi dispiace per voi, ma continuerò a recitare. Mi è capitato di sentirmi non capito, ma l’ultima cosa che posso fare è lamentarmi di ciò che ho avuto».

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