Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 06:10
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Cultura

Gli occhi della terra: le opere dell’artista ostunese Franco Farina in mostra a Roma dal 1 dicembre

Immagine di copertina

Come autorevolmente sostenuto da Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato Si’, la “cultura dello scarto” è frutto di una visione del mondo che porta a disfarsi di cose, valori, legami e perfino persone, una volta che sembrino aver esaurito la loro utilità. Papa Francesco propone una nuova “ecologia integrale” che metta anche nelle scelte economiche, l’uomo e l’ambiente al primo posto.

E, proprio con lo spirito di combattere la “cultura dello scarto”, la Commissione Europea ha approvato una strategia per l’Economia Circolare che spazia dalla riprogettazione contro l’obsolescenza programmata, alla riparabilità obbligatoria di apparati elettronici, alla riduzione e graduale eliminazione degli imballaggi, alla proibizione della plastica usa e getta, alla riduzione degli sprechi alimentari e idrici all’introduzione di un mercato delle materie prime seconde.

Una strategia avanzatissima, ma chiusa in un’ottica esclusivamente economica che trascura il contributo che artigiani ed artisti potrebbero offrire con la propria creatività per combattere la “cultura dello scarto”.

Eppure, sono anni che eco artigiani romani come Laura Buffa e Francesca Patania fanno lampade e gioielli con bottiglie di plastica raccolte sulla spiaggia, borse con vecchi libri e tappezzeria, utensili da cucina con vecchi barattoli, mentre in Puglia artiste come Daniela Verdesca Zain o Francesca Versienti fanno borse con vecchi vinili e suppellettili con contenitori e imballaggi.

E proprio dalla Puglia arriva forte e ineludibile il messaggio dell’artista ostunese Franco Farina, che utilizza materia sottratta alla discarica conferendole un nuovo valore non solo artistico, ma anche materiale e perfino economico (infatti le sue opere sono quotate nei più importanti cataloghi artistici nazionali).

Con la sua mostra curata da Alessia Dei per Craving Art nella prestigiosa cornice di Palazzo Brancaccio a Roma, Franco Farina dimostra come non solo le pratiche dell’economia circolare, ma anche l’ingegno dell’uomo e il suo spirito creativo, possano ridare nuova vita e nuovo valore a oggetti che erano stati condannati allo status di rifiuti dalla civiltà del consumo esasperato e, appunto, dalla “cultura dello scarto”.

Al centro della mostra un San Francesco alto due metri ottenuto dal riutilizzo di lamiere edili, ma anche scatole di caramelle, cioccolata o biscotti, lattine d’olio, va incontro, come per abbracciarla, a una Persefone altrettanto imponente, divinità degli Inferi, ma sua alleata per salvare il pianeta. Una alleanza tra due figure liturgico-mitologiche centrali nella spiritualità occidentale, diversissime fra loro ma accomunate dallo stesso sentimento di salvaguardia di quella che, sempre Papa Francesco, definisce la “nostra casa comune”.

L’arte di Franco Farina è particolarmente provocatoria perché conferisce bellezza a quello che la società ha rifiutato, dando nuovo valore alla materia, e facendo diventare “Arte” quelli che sono comunemente considerati “scarti”.

Di più. Quella di Franco Farina è un’operazione sovversiva in cui lo spettatore viene adagiato in una nuova dimensione apparentemente rassicurante ma che poi capovolge tutto e allora improvvisamente si guarda una vecchia lamiera ma si vede San Francesco, si guardano imballaggi di plastica ma si vede Orfeo che trascina Euridice fuori dall’inferno, si guarda una gabbia di protezione per ventilatori ma si vede l’aureola della Vergine Maria, si guardano tappi di birra ma si vede la folta chioma dell’Arcangelo Gabriele. Tutti avvolti in un’atmosfera dove la consunzione dei materiali riesce a evocare quel senso del soprannaturale che si ritrova nell’arte italiana dai pittori medievali a De Chirico e Guttuso.

“Il Cantico di Frate Sole è un’opera che parla di ecologia” afferma l’artista. “Francesco parla di sorella terra un po’ come ne parlano gli africani, per i quali lo spirito divino è nella natura”.

E improvvisamente da Roma, sale il messaggio rivoluzionario che la bellezza risana e guarisce, e che la bruttezza non esiste se non nella nostra mente.

A Roma, spazio Field di Palazzo Brancaccio, via Merulana 248, dal 1 dicembre 2023 al 28 febbraio 2024. Ingresso libero
Inaugurazione alle 18:30 di venerdì 1 dicembre 2023.

Ti potrebbe interessare
Cultura / Il 2025 tra palco fede e realtà: tutti gli appuntamenti culturali da non perdere
Cultura / Studio Ocse: un italiano su 3 è analfabeta funzionale
Cultura / Un libro di corsa: Volare o cadere
Ti potrebbe interessare
Cultura / Il 2025 tra palco fede e realtà: tutti gli appuntamenti culturali da non perdere
Cultura / Studio Ocse: un italiano su 3 è analfabeta funzionale
Cultura / Un libro di corsa: Volare o cadere
Cultura / Lettera a TPI: la mia lettura di “Conversazioni sul futuro”
Cultura / Arte in Nuvola, torna a Roma l’arte moderna internazionale
Cultura / Fair Play Menerini: svelati i partecipanti al talk show i campioni si raccontano
Cultura / Un libro di corsa: Elizabeth
Cultura / Un libro di corsa: L’ultimo omicidio alla fine del mondo
Cultura / Ecco “Rafael. Una vita speciale”, la nuova serie podcast di Lorenzo Giroffi
Cultura / L’attore e cantante Andrea Bruschi a TPI: “Dalla musica al cinema: raccontare storie per me è una necessità”