De Giovanni a TPI: “Draghi non è espressione del voto democratico”
Sull'ultimo numero del nostro settimanale abbiamo intervistato l'autore de "I bastardi di Pizzofalcone"
La vita di Maurizio de Giovanni è una lunga, interminabile sequenza di appuntamenti con il pubblico. Si è da poco conclusa su Raiuno la terza stagione dei Bastardi di Pizzofalcone, che ha registrato record di ascolti. In libreria è arrivato per Einaudi Angeli per i Bastardi di Pizzofalcone, già in testa alle classifiche. E a Napoli la sua commedia Mettici la mano ha inaugurato la stagione del Teatro Diana con successo, mentre al Festival di Venezia è approdato da un suo lavoro Il silenzio grande, firmato da Alessandro Gassmann. Di questo turbinio di popolarità – inaugurato 15 anni fa grazie all’amatissima saga del commissario Ricciardi – De Giovanni sembra curarsi con un’aria fatalista e tipicamente partenopea. “Racconto le mie storie e sono contento di farlo, ma non guardo al successo. Quando scrivo non penso a nessuno: né al lettore né all’editore. Mi concentro solo sui personaggi”.
Mi sta dicendo che non sente neanche un po’ di pressione?
“La avvertirei se dovessi mantenere uno standard, ma scrivo come ho sempre fatto. Faccio le mie ricerche e poi, quando sono pronto, in un mese scrivo tutto al ritmo di 10/20 cartelle al giorno. Che il mio lavoro possa piacere o meno è un effetto secondario e casuale. Sono convinto che ognuno debba fare il meglio che può, nella professione come nella vita privata. È quello che ho insegnato ai miei figli. Ed è l’unico modo di vivere senza avere scrupoli”.
Le sue storie sono ambientate tutte a Napoli. Alle ultime elezioni si è anche esposto per Gaetano Manfredi, poi eletto sindaco. Avrà grandi aspettative ora.
“Io e la mia scrittura apparteniamo alla città. Napoli ha pagato un lungo periodo di isolamento per mancanza di comunicazione fra sindaco, Regione, governo e istituzioni in generale. Mi auguro che Manfredi possa connettere la città all’Europa e che possa sviluppare il tessuto cittadino anche utilizzando i fondi del Pnrr”.
Quali sono le priorità?
“La prima e più radicale è la lotta alla dispersione scolastica: 4 ragazzi su 10 lasciano la scuola dell’obbligo nel silenzio più totale. Spesso diventano manodopera per la criminalità o vanno a ingrossare le file del lavoro in nero. Bisogna anche incentivare le factory professionali. Penso per esempio al cinema: quando si gira a Napoli, gran parte del personale specializzato viene da fuori”.
Come è stato il lockdown a Napoli?
“La città si è attenuta alla normativa. Io ho scritto tre romanzi e lavorato per la televisione. In tanti però non sono stati così fortunati, e hanno visto il loro mondo stritolato”.
E oggi?
“Siamo tornati fin troppo alla vita normale, ma la pandemia non è finita. Gli effetti li sentiremo negli anni. Grazie ai vaccini ci sono poche ospedalizzazioni, ma guardo con angoscia a chi non si vaccina”.
Lei si è vaccinato?
“Certo, ho fatto anche la terza dose. Chi sceglie di non farlo compie un atto di folle autolesionismo. Ma………
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