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Home » Cultura

Ecco Chentannos: foto e interviste per raccontare gli anziani più longevi della Sardegna

Immagine di copertina

Un libro con annesso progetto fotografico che racconta gli anziani della provincia di Nuoro (in Sardegna), la zona più longeva del mondo. Questo è Chentannos, l’opera di Laura Mele, edita da La Zattera edizioni con l’introduzione di Dan Buettner.

Foto e interviste agli anziani over 95 di ogni comune (in totale 74) della Provincia di Nuoro. Uomini e donne che hanno raccontato le loro storie: la loro vita passata, i mestieri che svolgevano, cosa mangiavano e cosa mangiano, di come si arrangiavano per lavare i panni prima dell’arrivo della corrente nelle case, di come comunicavano prima dell’era del telefono, dei rapporti con i familiari, dell’esperienza della guerra con alcuni fatti prigionieri. Tutti accumunati dalla longevità. Ne abbiamo parlato con l’autrice Laura Mele, dentista con la grande passione per la fotografia e per la sua terra.

Come è nata l’idea?
“Chentannos prima di essere un libro è un progetto fotografico e di interviste ideato ed autofinanziato da me a partire dall’anno 2017. L’idea è nata unendo la mia passione per la fotografia che pratico dal 2013 e dal fascino che ho sempre nutrito nei confronti degli anziani, ma è in seguito alla fotografia che ho scattato a Fonni a tia Anna Soddu che è nata l’idea. È la foto in bianco e nero che compare nella copertina del libro (l’unica in bianco e nero presente nel libro). Tia Anna stava sempre seduta nei gradini di fronte a casa sua in Via Sechi, con il rosario in mano e pregava. Quando le feci la foto nel 2016 si tolse il “mucadore” (copricapo che indossano le anziane in sardegna) in segno di rispetto disse lei”.

Tutti si sono mostrati disponibili?
“Diciamo che una delle fasi più difficili del progetto è stato entrare in sintonia con gli anziani stessi. Io appartengo ad una generazione completamente diversa dalla loro essendo nata nel 1987; nonostante questo nella maggioranza dei casi sono riuscita a conquistare la loro fiducia e sono stata accolta come se fossi una loro nipote. Non tutti però hanno accettato di essere fotografati ed intervistati. Ricordo della volta in cui mi recai a casa di una donna di 98 anni per intervistarla e fotografarla ma lei si rifiutò fingendo di  essere incapace di intendere e volere perché aveva timore che dopo la mia intervista le avrebbero preso la pensione di accompagnamento”.

Quale storia l’ha colpita di più? Ce la può accennare?
“Non c’è una storia che mi ha colpito più di altre, ogni storia ha per me la sua particolarità. C’è la storia di Antonio Fais di Desulo che durante la guerra in Africa, per sopravvivere alla sete dovette rompere il radiatore di una macchina per poter bere. Venne fatto poi prigioniero dagli inglesi. Anche Antioco Cadeddu di Macomer venne fatto prigioniero degli inglesi ed assegnato al campo di lavoro 85 con numero di matricola T84539. C’è la storia di Bonario Zedda di Tiana, nipote di Antonio Todde (l’uomo più longevo che ci sia mai stato in Italia) che è stato deportato in un campo di concentramento russo. C’è poi la storia di Adolfo Melis di Perdasdefogu, appartenente alla famiglia più longeva del mondo. Ci sono tante storie simili a quelle di Ignazio Falconi di Fonni che a 8 anni venne lasciato da solo in campagna a badare alle pecore, si diventava già grandi a quell’età. C’è la storia di Annedda Castangia di Orgosolo, unica testimone oculare dell’omicidio di Antonia Mesina, diventata poi beata grazie alla sua testimonianza. Gaspare Mele da Orotelli, poeta, conobbe personalmente la principessa di Piemonte Maria Josè durante il periodo africano. Maria Raimonda Fois da Lula aveva invece partecipato al film di Ugo Tognazzi “Una questione d’onore”. C’è poi la storia della coppia più longeva della Sardegna e molte altre storie interessanti”.

Secondo lei, qual è il segreto della loro longevità?
“Ciò che accumuna gran parte degli intervistati è che la maggior parte di loro si tiene ancora impegnata sia mentalmente sia fisicamente. Molti uomini continuano a fare l’orto, a badare al bestiame. Le donne o cuciono o cucinano in casa o vanno in chiesa ogni mattina. Inoltre appartengono a quella generazione che si è sempre spostata a piedi per lavare i panni, lavorare, praticare la transumanza ecc. La maggior parte è inoltre circondata dall’affetto di famiglie numerose all’interno delle quali loro sono considerati il fulcro della famiglia. Il cibo gioca un ruolo fondamentale nella longevità, si sono sempre nutriti dei prodotti che loro stessi producevano come per esempio il minestrone. La maggior parte degli intervistati alla mia domanda: qual è il segreto della vostra longevità? Ha risposto: “Solo Dio lo sa!””.

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