Quando Camilleri diceva: “Accogliere la morte come un atto dovuto è saggezza”
Quando Camilleri diceva: “Saggio accogliere la morte come un atto dovuto”
“Che rapporto ha con la morte? Buono, ci rispettiamo. Accogliere la morte come un atto dovuto è saggezza. Accogliere la morte con spavento è inutile, tanto sei già morto”. Erano queste le profonde e sincere parole che Andrea Camilleri (qui la sua biografia) pronunciava ai microfoni di Circo Massimo, la trasmissione radiofonica di Radio Capital, in una recente intervista di Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto.
Era il 12 giugno 2019 e solo pochi giorni dopo, il 17 giugno, lo scrittore siciliano veniva ricoverato all’ospedale Santo Spirito di Roma in codice rosso. Oggi, 17 luglio 2019, esattamente un mese dopo, Camilleri si è spento nello stesso ospedale della capitale a seguito di un arresto cardiaco.
Camilleri parlava con grande serenità, quella di un uomo che può dirsi felice e soddisfatto della vita che ha vissuto: “Sono un uomo che ha avuto una vita fortunata, ha fatto sempre quello che voleva, si è guadagnato il pane facendo quello che gli piaceva fare, che è una grandissima cosa. È felice di avere pronipoti, che è felice di aver vissuto”.
Quel giorno, quando Giannini gli domandava quale fosse il suo ricordo più bello, lui aveva ricordato il giorno del suo matrimonio. “Il giorno in cui mi sono sposato. La mia futura moglie mi aveva detto: il vestito non fartelo fare dal solito sarto, che ti fa le spalle strette. Ma io la feci fare da lui. Quando indossai quella giacca mi sentii morire e lei mi disse “te l’avevo detto”. Quella notte infame gli dissi di sposarsi un uomo con le spalle grandi e lei mi diede uno schiaffo. Poi ridemmo a crepapelle”.
“Sono un uomo felice, posso dirlo”, ripeteva il geniale padre del commissario Montalbano. E a noi, oggi, piace ricordarlo con questo stato d’animo, quello con cui se ne vorrebbero andare tutti.