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Home » Cultura

Romanzo caporale, la fine dell’uomo nel caos italiano. Il nuovo libro di Annibale Gagliani

Immagine di copertina

Con la sua ultima opera l'autore salentino intende distruggere gli stereotipi attorno alla questione migranti, al caporalato e allo sfruttamento dell'Africa da parte dei Paesi occidentali

“Romanzo caporale”, di Annibale Gagliani: la fine dell’uomo nel caos italiano

Romanzo caporale è la nuova opera di Annibale Gagliani, scrittore di origini salentine, che ha l’intento di distruggere gli stereotipi attorno alla questione migranti, al caporalato e allo sfruttamento dell’Africa da parte dei Paesi occidentali.

Sulla terra vermiglia della Cava di Bauxite, a Otranto, il suicidio narra, attraverso il flusso di coscienza, la vita da cacciatore di lucciole del protagonista, che ricorda l’Alì dagli occhi azzurri di Pier Paolo Pasolini.

Un condottiero possibile del Kenya, animato da due modelli filosofici: don Donato Panna e Thomas Sankara. La corruzione politica del suo Paese lo costringe a fuggire in Italia col sogno di costruire un avvenire di pace per la sua famiglia. La disumana navigazione sul Mediterraneo lo conduce in una terra intollerante, avvolta da buio impenetrabile.

Ma lui, come Sisifo, porta il masso sopra la montagna. Diventa schiavo del caporalato, ma non s’arrende: sfida il Fattore C sedimentato tra le sinapsi della gente comune. La tragedia, dalla sequenza circolare, ha due insegnanti autorevoli: la storia e il dolore. Il giovane antieroe è l’effige più lucida dello stoicismo di Lucio Anneo Seneca.

Dalla prefazione di Fabrizio Peronaci: “In un tempo in cui le semplificazioni e il corrivo andare incontro agli umori malmostosi della piazza hanno un triste ma indiscusso sopravvento, guardare le cose attraverso gli occhi azzurri e i sensi in fibrillazione di un giovane sognatore africano può diventare operazione poetica e rivoluzionaria allo stesso tempo. Per la sua valenza conoscitiva, per l’umano calore che promana e per qualcosa di cui le classi governanti (italiane, europee, planetarie) dovrebbero farsi artefici veri, al di fuori e a prescindere dal mainstream: una cultura autentica dello scambio, del confronto e del comune sentirsi sotto lo stesso cielo, che azzeri distanze e diffidenze tra popoli e con esse tentazioni al comando e automatismi belligeranti.

Il protagonista di “Romanzo caporale” – alter ego in versione nero ebano dell’autore e dei tanti perplessi e orgogliosi di essere minoranza, sulla questione migranti, all’ombra dello zeitgeist – ha un grande merito: modificare il punto di vista, sforzarsi di assumere una prospettiva afrocentrica, ferma restando la consapevolezza che non è il luogo natio a dirimere ma il cuore e la passione, il sentimento della condivisione, lo stesso che orgogliosamente conduce nei paesi più poveri e disarmati quei paladini della dignità e della giustizia che sono i missionari, laici o con i voti poco importa.

Come il sacerdote pugliese amico del ragazzo kenyota che si propone come leader di un movimento di liberazione politica e delle coscienze, ma finisce nel mirino della polizia locale ed è costretto alla fuga… La trama accende una luce dove prevale il buio dell’egoismo e della diffidenza.

Dall’Africa all’Italia, dove “le cose erano cambiate drasticamente” ma la passione tra un uomo e una donna ha sempre lo stesso sapore, e “i baci profumano di ciliegia”, il viaggio di Annibale Gagliani racconta la violenza ottusa degli sfruttatori e l’indomabile istinto di fratellanza dei calpestati, la stolta ferocia della crescente intolleranza e la fiera dignità di chi accoglie e include, nel nome di una cristiana solidarietà e di un illuministico progresso della stirpe”.

Dalla postfazione di Raffaele Gorgoni: “È il Cuore di tenebra della porta accanto […] le pagine di Annibale seguono, passo dopo passo, il doppio itinerario fisico e mentale di un migrante, con la precisione straziante di chi sa, in un mondo che si accanisce nel fingere di non sapere. Se l’abiezione del neocolonialismo è del tutto dispiegata nella sua macabra efficacia, la non sorpresa è che l’Europa si sta, in questo scorcio di millennio, ricongiungendo alla sua identità più degradata”.

“Tutto quello che si riteneva sepolto per sempre sotto le macerie della Seconda Guerra Mondiale è più vivo che mai. […] L’Europa, l’altra Europa, quella che dopo gli orrori del nazismo, del fascismo, del franchismo e del salazarismo e di Vichy, scandì le retoriche del mai più, oggi balbetta la sua indignazione e incespica in ovvietà buonsensaie. Ma il migrante raccontato da Annibale Gagliani sa”.

“Sa che non saranno i solidarismi pietistici e ancor meno il charity business a strappare l’Africa e il suo popolo in fuga alla miscela letale di neocolonialismo e insorgente razzismo che l’Occidente inietta nelle sue stesse vene. […] Gagliani racconta con cruda nettezza che l’ultimo domicilio conosciuto del migrante sono le estreme periferie degradate della metropoli o i tuguri e le bidonvilles dei lavoranti in agricoltura … meglio dire le vite nelle mani della criminalità organizzata in un caso o dei caporali nell’altro. Il caporalato è essenza dell’essenza di questa narrazione”.

Dalla premessa del romanzo: “Il protagonista di questo libro – che ricorda somaticamente Alì dagli occhi azzurri, migrante dall’Africa all’Italia della poetica profezia di Pier Paolo Pasolini e che nella copertina donatami da Massimo Bietti acquista, seppur con tratti più innocenti, un’esattezza iconica – sfida il male, il suo concetto, la sua azione, i suoi servi. Cresciuto nelle viscere del Terzo Mondo, in Kenya, è orfano di madre ed educato all’arte, al rispetto e al sacrificio da un prete realmente esistito: il sandonacese Don Donato Panna”.

“Il missionario pugliese, un’insegnante londinese, un medico proveniente da Lampedusa e il primo amore del protagonista, una volontaria di origine irlandese che idealmente riaccende i perché sulla scomparsa di Livia Romano, gli trasmetteranno una passione viscerale per la letteratura, per il cinema, per la musica e per la politica, che lo trasformerà in un leader possibile della sua nazione. Un destino avverso lo porterà verso l’Italia, patria della quale l’antieroe innominato (sarai tu lettore a dargli un nome) conosce la cultura, l’idioma e la generosità. Sarà inghiottito dal caos di un Paese piombato in un’ignoranza impenetrabile, ma riuscirà a stabilire un contatto valoroso con i buoni, che si concretizzerà in uno scambio di tradizioni, parabole e iperbole dell’Africa, dell’Occidente e del Salento”.

Annibale Gagliani nasce il 4 ottobre 1992 a Mesagne, in provincia di Brindisi (BR), originario di San Donaci (BR). Professore di lettere di una scuola superiore, giornalista iscritto all’elenco dei pubblicisti della Puglia, saggista e scrittore associato Siae, ricercatore membro della Canadian Association for Italian Studies. Laureato con lode in Lettere Moderne all’Università del Salento di Lecce, è tra i vincitori del II Master in giornalismo 3.0 di Nuovevoci Network, a Napoli. Specializzato in insegnamento della lingua e della cultura italiana agli stranieri all’Università Tor Vergata di Roma, ha collaborato con il Co.Re.Com, la Regione Puglia e l’Unisalento per un progetto di ricerca sulle minoranze linguistiche in Puglia. Ha collaborato con blog, siti ed innumerevoli testate, tra le quali “Lecce Cronaca”, “Il Nuovo Quotidiano di Puglia” e “L’Intellettuale Dissidente”.

Tra i suoi racconti d’impegno civile, si ricorda La vita è un viaggio favoloso, vincitore del premio della critica nella III edizione del concorso letterario nazionale Fuori dal cassetto. Tra i suoi articoli scientifici immersi in volumi o riviste si ricordano: La trattativa Mattei-Rockefeller, pubblicato in un volume curato dalla Fondazione Mattei insieme all’Università di Catania e alla rivista “Il Mediterraneo”; Struttura e linguaggi del primo romanzo musicale d’Italia, Storia di un impiegato per “I Quaderni di Italianistica” dell’Università di Toronto.

Nel 2018 ha pubblicato il saggio Impegno e disincanto in Pasolini, De André, Gaber e R. Gaetano e l’e-book Ground zero con IQdB Edizioni. Romanzo caporale è il suo terzo lavoro editoriale. I suoi modelli intellettuali sono Pier Paolo Pasolini, Albert Camus, Leonardo Sciascia ed Eugenio Montale.

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