L’archeologo Lilli attacca Alberto Angela
Bufera per Alberto Angela, travolto dalle critiche di alcuni esponenti di spicco del mondo della cultura. Dopo Ernesto Galli Della Loggia, tocca all’archeologo e giornalista Manlio Lilli dire la sua sul modo di divulgare la cultura del presentatore di Meraviglie d’Italia.
“Alberto Angela è, senza possibilità di smentita, l’indiscussa star della divulgazione culturale italiana. In tv, ma anche in libreria e ora anche in edicola. Un giorno a settimana, allegato a La Repubblica”, scrive su Il Fatto Quotidiano Lilli.
Un progetto denominato La storia degli italiani, che consta di una collana inedita in venti volumi, nei quali il divulgatore più amato della tv “ripercorre, dalle origini all’Unità d’Italia, la vita degli italiani attraverso i secoli e lungo tutto il territorio della Penisola. Ogni volume è suddiviso in due parti: un vero e proprio breve romanzo che racconta le vicende di una famiglia, la sua quotidianità in uno specifico contesto storico-geografico; una sezione con schede di approfondimento sulle abitudini, gli oggetti, i luoghi, le tradizioni che accompagnano quella vicenda, con un ampio apparato di immagini”.
Il progetto in questione, secondo Lilli, non sarebbe nemmeno così deprecabile, se in un’intervista rilasciata proprio a La Repubblica, Angela non avesse tentato di giustificare l’impresa in questione: “Quando apriamo un libro di storia troviamo date, re, battaglie, imperi e poi basta. Sfugge completamente la realtà e cioè che la storia è fatta di piccole storie”, dice Angela.
Secondo l’archeologo Lilli, non sbaglierebbe Angela nel sostenere che la storia vada letta anche “attraverso gli occhi delle persone comuni”, ma “sbaglia affermando che i libri di storia non si occupino di questi aspetti. Anzi è ormai consuetudine degli autori, da diversi decenni, fornire un quadro della vita quotidiana nelle diverse epoche. Quanto questo metodo sia ormai radicato lo dimostra un dato, più di altri. Considerato che i libri hanno uno sviluppo abbastanza standardizzato e, per assicurare lo spazio alle finestre sulle persone e la vita quotidiana, si sacrifica sempre più spesso la Storia. Quella che sarebbe necessario conoscere, insomma. ‘Date, re, battaglie, imperi’, per dirla con Angela. Anche per questo viene il dubbio che il Divulgatore non abbia una così grande familiarità con i libri scolastici più recenti, dei quali invece parla”.
Ma l’attacco di Lilli non si ferma qui: conoscere la vita quotidiana aiuta a capire meglio la storia, ma “rimane incontrovertibile che sia necessario avere dei punti di riferimento, anche temporali. Resta indubitabile che la ‘storia ufficiale’ sia una base della quale non sembra possibile fare a men”.
L’accusa dell’archeologo al paleontologo della tv continua, quando Lilli sottolinea che, come fa in tv, Angela usa sempre lo stesso metodo: “Semplificare, sempre. Non di rado, oltre misura. Presentandosi, a seconda delle circostanze, come uno scopritore sensazionale, oppure come un esperto ricercatore. Comunque sempre capace di decodificare e quindi rivelare storie”.
Il problema, spiega ancora Lilli, è che Angela in questo modo “restituisce una realtà artefatta. Scompone quel che è composto. Riducendo fasi storiche complesse a una somma di informazioni sulla vita quotidiana. Parcellizzando avvenimenti di importanza capitale fino a perdere di vista la loro portata”.
Il rischio è che, senza un processo di conoscenza e analisi preliminare, si cada nelle “storielle. Poco utili, anzi dannose”.