I fritti di Carnevale: una golosità tipica, supportata dalla qualità di farine e ingredienti
L’inverno sta volgendo al termine, le giornate si allungano e dopo il panettone, si inizia a pensare al profumo di frittelle e tortelli! A Carnevale dolcezza e fantasia sono di rigore, in un periodo in cui sapore e colori dominano le strade di tutta la penisola. La festa più divertente dell’anno è anche una delle più prelibate, considerando la portata dei sapori che ci regalano i tanti piatti tipici del nostro territorio.
Da nord a sud è un autentico tripudio di leccornie dalle immancabili Frittelle, declinate in tante e diverse varianti, ai Tortelli dolci, dalla Pignolata glassata, con cioccolato e crema di limone, ai Culurgiones, morbidi ravioli dal cuore di mandorla, rigorosamente fritti.
Per dolci leggeri e saporiti scegliamo la farina adeguata
I dolci della festa hanno tutti in comune la cottura, supportata dall’uso della farina per friggere. Facile ottenere gusto e qualità grazie alla scelta delle migliori farine, presenti in commercio e realizzate appositamente per i fritti della festa.
Per i dolci si rivela perfetta una soluzione dalla macinatura poco raffinata e sapientemente essiccata. Interessante la presenza della pasta madre rinfrescata con agrumi di Sicilia, per dolci fritture dorate e saporite.
La farina poco raffinata tra l’altro è sinonimo di autentico benessere, grazie all’elevata presenza di fibre naturali. Come assicurano gli esperti di settore gli amidi, miscelati sapientemente, solo la garanzia di un assorbimento limitato dell’olio, e consentono al fritto si essere assolutamente leggero e saporito, ma anche asciutto, gonfio e ben lievitato.
La tradizione italiana dei dolci di Carnevale: la farina ingrediente insostituibile
La festa più sregolata dell’anno, condita da un pizzico di follia e dal ribaltamento delle regole, si propone con la stessa dose di fantasia anche a tavola, servendo prelibatezze di pasta croccante assolutamente friabile, da gustare senza pensare troppo alla linea e al regime alimentare.
Regine incontrastate della festa sono le Chiacchiere, tipiche frittelle che ogni regione prepara secondo la propria ricetta, assegnando nomi diversi. Ed è così che nel Lazio si preparano le Frappe, in Liguria le Bugie, in Toscana i Cenci, le Frìtole a Venezia, che le celebra aggiungendo uvetta, pinoli e talvolta la crema pasticcera. A fronte di nomi diversi la sostanza non cambia, e quella gustosa striscia di pasta, delizia di grandi e piccini, è realizzata con farina di grano tenero tipo “0” (70%) e farina di grano tenero tipo 1 (20%), adeguatamente fritta in padella, e ricoperta da zucchero a velo, con l’eventuale variante del miele.
A Napoli non è Carnevale se mancano le Zeppole, realizzate con farina 00, uovo, burro, olio d’oliva e zucchero, spesso farcite con crema pasticcera. Molise, Abruzzo e Marche portano sulla tavola della festa la Cicerchiata, piccole palline di pasta fritte nello strutto e poi sommerse dal miele. La tradizione vuole che si offrano in un piatto dove sono state disposte a raggiera, per ricordare la forma di una corona.
In Piemonte la tradizione è quella delle Fiacà, schiacciatine di pane dolce dal tipico colore dorato, bucate al centro come una sorta di ombelico. Si preparano mixando farina di mais macinata finemente e farina bianca, unite a burro, zucchero, acqua, lievito e uva sultanina.
Siete pronti a riaccendere i fuochi?