La Xylella devasta la Puglia: il flashmob per chiedere di salvare l’Ulivo del Cristo | VIDEO
Xylella devasta la Puglia: il flashmob per chiedere di salvare l’Ulivo del Cristo
A proposito di ambientalismo e difesa del patrimonio naturalistico, ieri mattina nei pressi di San Vito dei Normanni, in località Serranova, in Puglia, nel secolare parco degli ulivi, uno dei siti più belli del nostro Paese che ospita centinaia di ulivi millenari e spesso meta turistica per tutta la zona del Salento e della valle d’Itria, si è svolto il flashmob per salvare l’ulivo del Cristo.
Questo ulivo, censito dalla Regione Puglia, ha oltre 2000 anni: esiste da prima della nascita di Cristo ed è stato pochi mesi colpito dalla Xylella. Tutta la zona del leccese oggi è un cimitero di ulivi: milioni di esemplari sono stati sterminati e la mano dell’uomo non è riuscita a fare nulla per salvarlo.
Realtà di oggi è che il batterio sta salendo, attraversato il Salento, per colpire il brindisino e si appresta a fare della Valle d’Itria un paesaggio desolato. Ne è compresa la piana di Ostuni. Dall’alto della città bianca oggi si può ammirare il mare e una grandissima distesa di ulivi ancora verdi. Andando avanti sono a rischio anche le aree nella zona di Borgo Egnazia, meta turistica internazionale, dove la cantante Madonna ha trascorso la sua seconda vacanza proprio quest’estate, in una rinomata masseria dell’alto Salento.
Un gruppo di cittadini di San Vito dei Normanni ha risposto all’appello dell’architetto Enzo Longo che nei giorni scorsi aveva lanciato il flashmob ‘Abbracciamo l’ulivo del Cristo’. Hanno stretto in un vero e proprio abbraccio collettivo il vecchio patriarca, quasi a volerlo virtualmente proteggerlo, preservarlo. Stringendo tra le mani il disegno dell’artista kurdo-olandese Baldin, affezionato a questi luoghi e che ha voluto dedicare il suo abbraccio artistico alla pianta millenaria, i manifestanti hanno segnalato commossi l’urgenza di intervenire.
Ad oggi il tema della xylella, nonostante la ricerca abbia fatto passi avanti, non è stato risolto e sarebbe importante capire quanto sia stato fatto nel merito dalla regione, e soprattutto dal governo e dalla UE. La ricerca ha bisogno di finanziamenti e gli interventi ad oggi possibili sono costosi. Si è fatto a sufficienza? Non c’è più tempo. Se vogliamo salvare gli ultimi esemplari sopravvissuti è ora il momento di intervenire.
Lo dobbiamo a questa terra millenaria e alla sua gente che sembra viva in simbiosi con questi preziosi custodi del tempo.