Walter Biot condannato a 30 anni dal Tribunale militare: cedette documenti sensibili a un funzionario russo
L’ufficiale di Marina Walter Biot arrestato due anni fa in un parcheggio alla periferia Sud di Roma mentre cedeva documenti top secret a un agente russo è stato condannato a 30 anni di reclusione dal Tribunale militare della Capitale: in cambio di 5mila euro vendette informazioni sensibili a funzionari del Cremlino.
Per lui la procura militare aveva chiesto oggi l’ergastolo, i giudici hanno deciso per una pena più lieve. “Biot ha fatto commercio di atti segreti ed è stato colto in flagranza” ha sottolineato il sostituto procuratore militare nel corso della requisitoria. La procura militare, guidata da Antonio Sabino, ha contestato all’ufficiale di Marina le accuse di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e comunicazioni all’estero di notizie non segrete né riservate.
La presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Difesa erano parte civile nel processo. Biot dovrà essere giudicato anche dalla Corte d’Assise di Roma: in sede penale gli sono contestati i reati di spionaggio, rivelazione di segreto di Stato e corruzione. Durante l’udienza, l’accusa ha ricordato le prove a suo carico, come le immagini di due telecamere piazzate nel suo ufficio, dalle quali lo si nota mentre prende una scatoletta dalla quale tira fuori un cellulare, nel quale inserisce una scheda sd. Con quel dispositivo Biot fotografò lo schermo del pc e alcuni documenti cartacei.
Dopo aver nascosto la scheda di memoria in una scatola di medicine, ripose tutto nel suo zaino. “Tra i 19 documenti fotografati da Biot – ha spiegato l’accusa – ce ne erano alcuni Nato secret, riservatissimi, e uno Top secret”.