Vittorio Feltri contro Paolo Guzzanti: “Non gli darei un euro, insultante piangere miseria con quello che guadagna”

Il giornalista critica il collega che aveva di essere in difficoltà economiche
Vittorio Feltri si scaglia contro Paolo Guzzanti, il quale, di recente, in un’intervista al Corriere della Sera aveva rivelato di avere gravi problemi economici a causa di debiti accumulati con il fisco. Rispondendo a una lettera su Il Giornale, infatti, il giornalista ha scritto: “È insultante che gente la quale ogni mese recepisce migliaia e migliaia di euro pianga miseria su un quotidiano nazionale. Trovo questa condotta vittimistica assolutamente di pessimo gusto e anche fin troppo poco dignitosa”.
E ancora: “È abituato ai lussi, allo sfarzo, al benessere. Incassa una nutrita pensione, un goloso vitalizio e compensi consistenti: e quel tanto non gli basta mai”. Tanto che al posto di rinunciare “al superfluo, predilige rinunciare alla dignità e mantenere un tenore di vita che evidentemente va oltre le sue effettive possibilità”. Secondo Feltri, Guzzanti è in povertà “non perché non abbia entrate, bensì perché le sue uscite oltrepassano le prime”. E dà anche un consiglio a chi pensa di aiutarlo: “Più utile e più saggio è dare a chi non ha, invece che dare a chi ha tanto e quel tanto non gli basta mai. Se gli assegni di mantenimento non sono sostenibili, chieda al tribunale di rivederli. Se le spese sono eccessive, tagli quelle non indispensabili. Qualche sacrificio nella vita occorre farlo. Non possono farlo gli altri al posto nostro”.
Il direttore de Il Giornale, quindi, rivela la sua situazione economica quando era piccolo: “Io non sono nato ricco. La mia famiglia era sì una famiglia borghese, della media borghesia, ma la perdita del babbo quando avevo solo 6 anni influì negativamente sulle nostre finanze. Mia madre si diede da fare, trasmettendomi questo amore per il lavoro e il senso del dovere, ma il negozio di alimentari che ella gestiva, ossia di sua proprietà, andò in fallimento”. Poi un aneddoto: “Vidi un pezzo di pane per strada e mi avventai per divorarlo. Non chiesi mai sostegno, non tesi mai la mano, neppure con mia madre osai mai lamentarmi”.