Viene a Roma per le vacanze ma finisce in carcere per 13 giorni: “Vittima di un furto d’identità”
Il legale: “Qualcuno ha usato la sua identità per aprire delle società a sua insaputa in Italia”
Viene a Roma per le vacanze ma finisce in carcere per 13 giorni: “Vittima di un furto d’identità”
Era venuto a Roma per trascorrere una tranquilla vacanza prima di sposarsi. Invece il 40enne ungherese Gergo Hetey ha finito per passare 13 giorni nel carcere di Rebibbia, a causa di uno scambio di persona.
Un errore giudiziario risultato da un furto d’identità, ha dichiarato a La Repubblica il legale dell’uomo. “Qualcuno ha usato la sua identità per aprire delle società a sua insaputa in Italia”, ha dichiarato il penalista Massimiliano Scaringella. Operazioni che nel 2014 avevano portato a una condanna in via definitiva per il mancato pagamento dei contributi ai dipendenti di un’impresa edile. Delle indagini e del processo il vero Hetey non aveva però saputo nulla, fino al soggiorno in Italia a inizio agosto.
Il 40enne dirigente d’azienda si trovava all’albergo Regina Margherita, nel quartiere Nomentano, quando è stato raggiunto dalla polizia che ha eseguito il mandato di cattura. Dopo aver trascorso 13 giorni in carcere, la corte d’appello di MIlano ha ordinato la liberazione perché era stato processato senza esserne mai informato. “Miriamo alla totale assoluzione, ha subito un furto di identità”, ha detto l’avvocato, affermando che del caso si sta occupando anche la console ungherese Csilla Papp.
“Siamo riusciti ad avere notizie dell’effettiva scarcerazione solo grazie a un cappellano. Stesso discorso per la polizia che ha comunicato ai diplomatici ungheresi di non poter dare alcuna informazione dell’arresto. Il mio assistito ha fatto avere al Consolato, mio tramite, una nota in cui descrive la sua disavventura”, ha detto Scaringella, che ha puntato il dito anche contro il carcere di Rebibbia: “seppur sollecitata con mail pec, non ha dato nessuna notizia né a me e né al Consolato e né lui ha potuto mettersi in contatto con nessuno”.