Vespignani: “L’impatto di Omicron sugli ospedali è destinato a crescere, il governo dica qual è il piano B”
Vespignani: “L’impatto di Omicron sugli ospedali è destinato a crescere, il governo dica qual è il piano B”
“Questa volta la sorpresa era annunciata. Tutti i decisori hanno ricevuto da diverse settimane informazioni piuttosto precise su cosa aspettarsi”. Lo afferma l’esperto Alessandro Vespignani, epidemiologo computazionale della Northeastern University di Boston, che in un’intervista a La Stampa definisce “una scelta politica sulle forme di mitigazione” quella che portato alla circolazione estesa del virus. “In quasi tutti i Paesi i decisori hanno scelto di scaricare il peso di questa nuova ondata sul sistema sanitario facendo crescere la pressione sugli ospedali e limitando le nuove restrizioni”, ha detto Vespignani, che ha chiesto al governo di rendere noto quale sarà il proprio piano B nel caso la situazione peggiori ulteriormente.
“Nonostante la protezione dei vaccini e la minore severità di omicron il numero di infezioni e la velocità di crescita fanno sì che l’impatto sugli ospedali sia destinato a crescere. Per questo servono dei piani B.
Se poi non ce ne fosse bisogno tanto meglio, ma credo che i cittadini sarebbero confortati dal sapere quali strategie ha in mente il governo a seconda delle traiettorie epidemiche plausibili”, ha detto, ricordando che “è compito delle istituzioni spiegare i criteri e le scelte di ogni strategia spiegando in modo trasparente quali siano le considerazioni scientifiche e quali quelle economiche e politiche”.
L’epidemiologo si è detto a favore col conciliare le regole sulle quarantene e i tamponi “con la realtà delle infrastrutture di testing”. “Le regole di sanità pubblica non devono prescindere da quello che è realisticamente possibile offrire ai cittadini”, ha detto Vespignani, sostenendo però che se “la situazione si deteriora oltremodo bisogna domandarsi se si stia sbagliando strategia o se ci sia stata una mancanza di preparazione”.
Riguardo la riapertura delle scuole, un altro tema caldo degli ultimi giorni, Vespignani ha detto che queste dovrebbero essere “l’ultimo luogo a cui chiedere sacrifici e chiusure”. “Il problema non è riaprire le scuole, ma tenerle aperte”, ha detto.
Una situazione difficile che però era stata ampiamente prevista. Secondo Vespignani infatti “questa volta la sorpresa era annunciata. Tutti i decisori hanno ricevuto da diverse settimane informazioni piuttosto precise su cosa aspettarsi. Si era detto in modo puntuale che omicron avrebbe preso piede velocemente, che il numero di casi sarebbe salito facendo impallidire le ondate precedenti e che il sistema dei tamponi sarebbe andato in tilt. I decisori hanno anche informazioni rispetto al futuro, analisi di rischio e valutazioni rispetto all’impatto importante che omicron avrà sul sistema sanitario”. Secondo l’epidemiologo l’idea che omicron contagi quasi ogni persona “non è una rassegnazione, ma una scelta politica sulle forme di mitigazione che vengono messe in campo. Queste a loro volta dipendono dalle valutazioni governative su quanto il sistema sanitario possa reggere l’urto di omicron”.