Verona, Filippo Turetta cambia cella: è protesta in carcere
Il prossimo 11 gennaio saranno passati due mesi dal terribile femminicidio compiuto dal reo confesso Filippo Turetta nei confronti di Giulia Cecchettin. Dopo le polemiche legate ai presunti trattamenti di favore nel carcere (poteva giocare alla playstation) dove si trova tutt’ora, a Montorio Veronese, a fine dicembre ha lasciato il reparto di psichiatria per passare a quello di infermeria in regime di “alta vigilanza”. Adesso che si prospetta il passaggio a un’altra sezione della casa circondariale, quasi tutti i detenuti si rifiutano di dividere la cella con lui.
I bene informati spiegano che dalla sezione numero sei, quella attuale, starebbe per essere trasferito alla terza che è una delle più affollate. L’accoglienza, però, non sarebbe delle migliori visto che “soltanto due detenuti” sarebbero disposti a stare rinchiusi con lui, tutti gli altri non lo vogliono e monta la protesta. Un bel problema per la polizia penitenziaria che si trova in difficoltà con i tempi di trasferimento che si allungeherebbero a dismisura.
Cosa accadrà a Turetta? Nel frattempo, l’Associazione Sbarre di Zucchero ha spiegato che nel carcere in provincia di Verona si sono tolti la vita tre ragazzi in meno di un mese tra novembre e dicembre scorso ma “è balzato agli onori delle cronache solo ed esclusivamente per l’azzardata decisione di detenere in questo carcere, già martoriato da croniche problematiche, Filippo Turetta”. Oltre ai tre suicidi, il 31 dicembre stava provando a togliersi la vita un altro detenuto prontamente fermato dai compagni di cella. Da quando il femminicida è chiuso in carcere, l’Associazione aveva fatto sapere il malumore sempre più crescente “tra detenuti, parenti ed avvocati” per l’eco mediatica riservata al 22enne di Torreglia, in provincia di Padova, ma scegliendo la linea successiva del silenzio.
La vicenda dei tre giovani suicidi, però, ha riportato d’attualità il tema della differenza di trattamento all’interno della casa circondariale. “C’è chi può trascorrere il tempo giocando con la PlayStation e c’è chi viene abbandonato in una cella di isolamento, con le mure imbrattate di escrementi ed allora vogliamo capire perché esistano dei privilegi, perché un diritto se non è per tutti diventa un privilegio a tutti gli effetti e noi non possiamo e non vogliamo far finta di nulla”, hanno dichiarato i portavoce dell’associazione Bizaj, Tosato e Costantini.
Insomma, non si tratterebbe soltanto un problema di chi sta isolato in infermeria (come Turetta e un’altra ventina di detenuti) ma si tratta di un discorso più ampio e generale che prende di mira numerose altre sezioni del carcere che saranno discussi con la prossima visita da parte dell’onorevole Andrea Ostellari della Lega con il deputato Ciro Maschio di Fratelli d’Italia.