Venezia, Sgarbi a TPI: “In Italia la bellezza non conta un ca**o e la corruzione è più importante di tutto”
Vittorio Sgarbi commenta a TPI la situazione a Venezia, messa in ginocchio dal maltempo e dell'acqua alta. Il critico d'arte sostiene con forza l'urgenza del Mose per salvare la città
Venezia acqua alta, Sgarbi a TPI: “In Italia la bellezza non conta un ca**o”
Acqua alta a Venezia, Sgarbi senza fronzoli: “Ho detto e ripeto che sono a favore del Mose, stanotte ho visto che il sindaco Brugnaro lo ribadiva condividendo la necessità e l’urgenza di questa opera. Lo testimoniano le condizioni di San Marco: già dopo la precedente alluvione erano effettivamente drammatiche, ora sono irreversibili. L’acqua fa saltare la pietra, la frantuma e la polverizza. Per cui, serpentino, porfido, pietra d’Istria e altre materie della base delle colonne si polverizzano e quasi a perdono la loro consistenza fisica per cui non c’è altro da fare che sostituirle e questo significa minare l’originalità dell’edificio stesso”.
Così il critico d’arte Vittorio Sgarbi commenta a TPI la situazione a Venezia, messa in ginocchio dal maltempo e dell’acqua alta.
La prima cosa da fare è accelerare il processo di funzionamento del Mose, io da sempre ritengo che il Mose debba essere misurato, a quel punto capiremo se era giusto farlo. Ma tenerlo in sospeso per una cifra di pochi milioni di euro, mi sembra cedere al fatto che la corruzione e tutto quello che era intorno al Mose è stato più importante del Mose stesso.
Occorre che il governo dia un’accelerata: non riescono a sistemare l’Ilva, almeno mettere a posto il Mose non dovrà essere un problema, perché al 95% è concluso. Quando accade il pasticcio come questa alluvione, ci si rende conto che più tempo si perde, peggio è. Di fronte a queste situazioni si capisce che è il Mose è una cosa necessaria.
Mancando il Mose, si perde l’opportunità per la città di valutare i benefici che uno sbarramento delle alte maree all’altezza del Mose può portare, credo che sia fondamentale. Il governo dovrebbe fare in modo di renderlo pronto non nel 2021, ma nel 2020. I lavori, che sono probabilmente fermi per le inchieste giudiziarie, dovrebbero riprendere. È più importante salvare Venezia che perdere tempo dietro alle inchieste giudiziarie per arrestare uno o due ladri.
In Italia c’è questa mania che i ladri sono più importanti di tutto: abbiamo l’Anac che è l’organismo per l’anticorruzione e non abbiamo l’Anav che è l’authority per le belle arti, quindi la bellezza non conta un cazzo e la corruzione è più importante di tutto. Sempre così.
È chiaro che questa è una cosa marginale cui si può porre rimedio. Se pensiamo alla merda che espongono, se se la porta via l’acqua è meglio, si spendono 10 milioni di euro per quella merda, non facciamo la biennale e salviamo Venezia.
L’acqua logora la pietra dei basamenti, l’ho visto con i miei occhi, a quel punto non puoi fare più niente, puoi solo sostituirli.
Venezia è il punto più alto della civiltà artistica italiana, essendo l’Italia il primo Paese per l’arte, è il primo posto nel mondo. Non c’è da discutere. È evidente che Venezia è fragile e la sua fragilità va sostenuta con interventi logici e coerenti.
In gran parte sono mosaici, è la struttura in sé che va preservata. Il rischio è per il pronao, per la parte strutturale che poggia sulle colonne di entrata. L’acqua arriva fino all’androne, le colonne vanno sott’acqua, e potrebbero cedere. Vanno fatti imponenti interventi di restauro e quando parlo di restauro, intendo sostituzione di materiali. Per cui di fatto restauri qualcosa che non è più la stessa.
Non c’è altro modo a questo punto. Se la materia diventa fango, non puoi pensare di consolidarla. Devi sostituire. Il danno che c’era due anni fa e che è aumentato adesso, è un danno irrimediabile.