Veneto, prete pubblica la foto di un vandalo sul giornale della chiesa: “Dobbiamo diventare responsabili”
Veneto, prete pubblica la foto di un vandalo sul giornale della chiesa: “Dobbiamo diventare responsabili”
Un parroco in guerra con la “microcriminalità”. Don Gianni Antoniazzi, sacerdote della chiesa dei santi Gervasio e Protasio nei pressi di Mestre, ha lanciato una campagna contro i casi di vandalismo e furto nella località veneta, scegliendo di pubblicare la foto di un uomo a volto coperto, ripreso mentre vandalizzava le vetrine dei negozi vicini alla chiesa.
“Perché tutta la comunità deve essere responsabile di quanto avviene nel territorio e non bisogna permettere che la malavita o quella che viene chiamata benevolmente ‘microcriminalità’, ne prenda possesso”, ha detto a Il Gazzettino don Antoniazzi, che ha pubblicato la foto nell’ultimo numero del settimanale “Lettera Aperta”. Il periodico di otto pagine viene recapitato in tutte le case del rione Carpenedo, considerato tra i quartieri più abbienti dell’entroterra veneziano. Già l’anno scorso, il settimanale pubblicò la foto di una persona intenta a rubare dalle cassette delle offerte, ripresa dalle telecamere della chiesa.
Questa volta, la persona apparsa sul giornale ha invece danneggiato i locali vicini alla chiesa, come ha raccontato lo stesso don Antoniazzi. “Alle 3 di notte circa, un giovane incappucciato e con mascherina sul volto, ha preso un tombino e ha spaccato la vetrina della pasticceria Chloè aperta da poco in viale Garibaldi, vicino al Banco San Marco. Di seguito ha preso un ceppo di legno che serviva da arredo per un’altra attività commerciale, e con quello ha provato a fare altri malanni sulle vetrine della piazza. Vi è rimasto fino alle 6 del mattino circa, almeno questo dicono le telecamere”, riporta l’articolo, accompagnato dalla foto dell’uomo incappucciato, che porta una trave sulle spalle. “Senza guadagnarci nulla ha fatto danni ingenti, ha distrutto le casse di un negozio, ha creato quella classica atmosfera di insicurezza che si respira in queste occasioni”, ha detto il prete, preoccupato che la “malavita” possa arrivare fino a Carpenedo.
“L’ho messa perché, con quel passamontagna addosso, non c’erano problemi di privacy”, ha detto a Il Gazzettino. “Anche dai video che mi hanno mandato di questo raid quell’uomo è purtroppo irriconoscibile, ma la sostanza è che bisogna far vedere a tutti quello che succede. Qui non siamo di fronte alla classica ‘percezione di insicurezza’ che colpisce molte comunità, ma ad una notizia vera che doveva essere condivisa”. “Chiediamo a tutti, qualora si vedessero fatti analoghi, pur nel pieno della notte, di chiamare subito le forze dell’ordine. È importante che noi diventiamo quanto più possibili responsabili del nostro territorio: non permettiamo che la malavita ne prenda possesso”.