Morti “con” e “senza” il vaccino: i dati che il Ministero dovrebbe fornire per fugare le paure su AstraZeneca
Riflessioni sulla vaccinazione di massa del professor Enrico Gori, Ordinario di Statistica Metodologica all'Università di Udine, e di Raffaella Marin, senatrice leghista che siede nella Commissione Igiene e Sanità
La vaccinazione di massa, e in tempi relativamente brevi, pone un problema di fondo: quello di giustificare agli occhi dell’opinione pubblica l’inevitabile fenomeno dei morti “con” il vaccino, che sono cosa diversa dai suoi “effetti collaterali”. E questo vale per qualsiasi vaccino.
I morti “con” il vaccino sono coloro che sarebbero deceduti per una qualsiasi causa di morte, anche se non si fossero vaccinati. Per capire meglio il problema con un esempio, si consideri che in periodi no-Covid i morti in Italia per qualsiasi causa sono circa 1.700 al giorno (600mila all’anno). Orbene, se per assurdo tutta la popolazione italiana si vaccinasse alle ore 00:00 del giorno x, in quella stessa giornata, anche se il vaccino fosse perfettamente innocuo, si verificherebbero all’incirca 1.700 morti, il giorno dopo altri 1.700 e così via.
Dal punto di vista sanitario tutto sarebbe perfettamente normale. Ma cosa potrebbe succedere nella società? Sulla stampa grossi titoloni, in tv morti che fioccano come neve, sui social il putiferio, paese paralizzato dalla magistratura, avvocati che fanno festa.
Ovvio che, se si verificassero molti morti in più del previsto, sarebbe tutto giustificato. Ma, se i numeri fossero quelli che abbiamo indicato, assolutamente no.
Adesso, pensiamo in termini più realistici. La popolazione non si vaccina tutta assieme, ma i morti “con” il vaccino ci sarebbero lo stesso, e ci sarebbero anche lo stesso giorno del vaccino, e nei giorni immediatamente seguenti, anche se in misura inferiore. E quei relativamente pochi che ci sono fanno scalpore, anche se il vaccino fosse innocuo. E ne vediamo gli effetti in questi giorni.
Le conseguenze sono una probabile forte riduzione del numero di persone che si sottopongono al vaccino ed il rischio che la pandemia non si risolva in tempi brevi, con conseguenze economiche facilmente immaginabili. La soluzione non sarebbe allora l’obbligo vaccinale, poiché in tal caso, stante che avremmo in un anno circa 600mila morti (per altre cause) “con” il vaccino, un eventuale fondo per l’obbligo vaccinale verrebbe letteralmente sbancato dalle centinaia di migliaia di cause di risarcimento sotto l’assunto che si tratti di morti “per” il vaccino.
Cosa fare? A parer nostro una profonda azione educativa sui media, dal punto di vista statistico, che abbia al suo centro un semplice, ma profondamente vero, concetto: se tra i vaccinati il tasso di mortalità per una data causa è non significativamente differente (dal punto di vista statistico) da quello rilevabile nella popolazione non vaccinata (in periodo no-Covid), non c’è ragione di allarmarsi.
Al contempo il Ministero della Salute dovrebbe pubblicare tali tassi di mortalità con i relativi intervalli di confidenza, sul proprio sito dandone piena ed ampia pubblicità, come si fa ad esempio nel Regno Unito, indicando espressamente che, se l’intervallo di confidenza del tasso di mortalità dei vaccinati contiene il valore stimato sull’intera popolazione in anni no-Covid (ovviamente rapportando il tutto ad un opportuno lasso di tempo, e gli epidemiologi hanno gli strumenti giusti in tal senso), le morti “con” vaccino non sono dovute al vaccino stesso (salvo ovviamente evidenze contrarie derivanti da autopsie ed analisi più mirate delle autorità sanitarie preposte al controllo).
Un punto merita infine una forte sottolineatura e chiarimento. Non si deve fare confusione tra “effetti collaterali” di cui il vaccino è indubbiamente causa, e morti “con” il vaccino, di cui il vaccino non è causa, di cui si è parlato sopra e che invece è il fenomeno che impressiona maggiormente l’opinione pubblica.
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