Lombardia, anziani sballottati a km di distanza e medici furibondi: l’odissea dei vaccini continua
Ancora una volta, la Lombardia è travolta dal dilagare dei contagi da Covid-19. La causa sta nelle varianti, che si diffondono in modo più rapido e aggressivo del ceppo originale, ma anche la strategia di contenimento è tutt’altro che ineccepibile. Dopo l’ennesima polemica politica sui dati errati, che avrebbero ritardato il ritorno in zona arancione, ci si mette anche il caos ingenerato dal mancato aggiornamento dei nuovi codici di avviamento postale di alcuni comuni sul portale che Regione Lombardia utilizza per la prenotazione dei vaccini.
Accade così che ultranovantenni residenti a Segrate, nell’hinterland del nord-est milanese, vengano invitati a presentarsi a Cesano Boscone, che invece si trova a sud-ovest, a circa 38 km di distanza. Casi non isolati e che si ripetono in tutti i comuni nei quali il CAP è stato recentemente modificato: da Assago a Pantigliate. Per ovviare al sistema, si sta cercando di aggiornare l’algoritmo, in modo che si regoli in base all’indirizzo effettivo della persona in questione.
Tuttavia il problema, con ovvie arrabbiature da parte degli anziani e dei loro familiari, complica notevolmente i piani di Letizia Moratti, che continua a dichiarare di voler portare a termine le vaccinazioni entro giugno. Per riuscirci, la sempre più influente vicepresidente della Lombardia (c’è chi la descrive come il vero capo della Giunta) vuole fare ricorso al personale medico specializzando. Ma in quali termini?
Nei giorni scorsi Guido Bertolaso ha ipotizzato una loro precettazione senza possibilità di scelta, ipotesi che ha fatto decisamente arrabbiare l’Associazione dei Medici e Dirigenti ANAAO. “Vogliamo ricordare come il Ministero della Salute abbia già chiarito con sfumature piuttosto chiare che la collaborazione dei medici specializzandi alla campagna vaccinale deve essere volontaria”, commenta polemicamente Federico Masserano Zoli, Responsabile Regionale di Anaao Giovani Lombardia. “Questa interpretazione, consegnata alle associazioni dopo numerose richieste di chiarimenti al Ministero, non deve essere assunta a mero consiglio, ma come chiaro binario e indirizzo d’azione”.
“È bene ricordare che la figura dello specializzando, tanto importante negli ospedali, è e rimane quella di un medico a tutti gli effetti che segue, pertanto, lo stesso codice deontologico dei suoi colleghi più anziani, e non deve essere considerato un anello debole cui forzare prepotenze non consentite dall’attuale ordinamento. Rimaniamo perplessi di fronte a una tale compassione – a parole – per la categoria medica, ma nei fatti attinta di spericolate azioni coercitive. Vogliamo sottolineare che non mancano vaccinatori, considerato che al bando dell’ex Commissario per l’emergenza Arcuri hanno risposto circa 24mila operatori, rispetto ai 15mila operatori richiesti. Ci auguriamo che questi scivoloni non siano l’ennesima ombra su una gestione pandemica tuttora velata da molti interrogativi irrisolti”, conclude Masserano Zoli.
E nella polemica si inserisce anche Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd, che bacchetta duramente il Presidente Attilio Fontana per un post – decisamente discutibile – sul fatto che la Lombardia sarebbe rimasta in zona arancione per via dell’efficacia di decisioni prese il giorno prima:
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