Altro che modello Lombardo: così il Lazio ha attuato una campagna vaccinale migliore
La campagna vaccinale in Italia e in Europa è in ritardo sulla tabella di marcia. Per avere un ordine di grandezza, gli Stati Uniti finora hanno vaccinato il 27 cento della popolazione mentre il Vecchio Continente è fermo al 9 per cento. In Italia ci sono delle disparità anche fra regioni: se la Lombardia arranca, il Lazio potrebbe invece diventare un modello. Capiamo perché.
Cosa è andato storto in Lombardia
I problemi delle vaccinazioni in Lombardia sono diversi. Il primo: gli anziani inviati lontanissimo. Nei giorni scorsi il portale utilizzato per la prenotazione dei vaccini ha creato disagi, chiedendo a persone anziane di recarsi a molti km di distanza da casa, per colpa dell’algoritmo tarato sul codice di avviamento postale (che in molti comuni è recentemente cambiato) e non sull’indirizzo del cittadino in questione.
Il secondo: gli elenchi per le scuole. La campagna per gli insegnanti è partita tardi perché mancavano le liste complete dalle scuole e poi sono insorte defezioni anche nel software di Aria.
Il terzo: i ritardi per la piattaforma. Per ovviare alle mancanze della piattaforma per la vaccinazione di massa, la Regione ha deciso di utilizzare il software messo a disposizione molto tempo fa da Poste Italiane. Peccato che ci vorranno tre settimane per attivarlo pienamente.
Il quarto: troppe persone convocate non si presentano. Con questi metodi di convocazione inefficienti di cui abbiamo parlato finora molte persone over 80 che si erano prenotate, non si sono poi recate sul luogo della vaccinazione. Questo ha portato ad avere delle dosi in più non utilizzate: “Che fine fanno quelle dosi già scongelate che a fine giornata non sono state fatte a nessuno?”, si domanda ai microfoni di TPI Alfredo Negri, sindaco di Cesano Boscone, comune del milanese dove su 170 prenotazioni si sono presentate solo 144 persone, con i vaccini Pfizer già diluiti.
Cosa funziona nel Lazio
Stesso punto di partenza per la campagna vaccinale, ma diverso svolgimento per la Regione Lazio. Per dare una svolta, l’Assessore alla Sanità D’Amato ha chiesto una consulenza alla task force israeliana, che sta portando a termine con successo una gigantesca operazione di vaccinazione di massa.
Il modello laziale ispirato all’israeliano serve ad evitare che le dosi di vaccino vadano sprecate quando qualcuna delle persone prenotate non si presenta all’appuntamento. “Abbiamo un tasso di confermata presenza superiore al 98 per cento. Al momento la panchina è stata utilizzata per completare il 2 per cento dei ‘no show’. Il metodo funziona”, spiega l’assessore D’Amato.
Inoltre, il Lazio ha usato lo stesso software di prenotazioni per over 80, insegnanti, e ora per la vaccinazione di massa. Per gli insegnanti non ha aspettato le liste complete: ha aperto la registrazione sul portale basandosi su di una autocertificazione. Ha poi chiesto agli utenti di compilare i moduli online per guadagnare tempo al momento della vaccinazione.
Il nodo centrale? L’efficienza e le liste di riserva per ogni giorno di campagna vaccinale. Un piano B, insomma. Quello che potrebbero iniziare a fare anche le altre Regioni. Soprattutto la Lombardia.
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