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Home » Cronaca

Covid, il piano di Draghi per accelerare sui vaccini: verso la dose unica

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Credit photo: ANSA / ANDREA FASANI

Per imprimere un’accelerata alla campagna vaccinale anti-Covid in Italia, il presidente del Consiglio Mario Draghi sta valutando di seguire la strategia messa in atto dal Regno Unito, che prevede di dare la priorità alla somministrazione della prima dose del vaccino, ritardando i richiami, dopo alcuni recenti studi scientifici che dimostrerebbero l’efficacia della dose unica.

Con questa strategia, verrebbe meno la necessità di tenere da parte le quote dei richiami (circa il 30 per cento delle fiale) e un numero maggiore di persone potrebbe ricevere almeno una prima somministrazione. Come sottolinea Repubblica, sarebbero infatti subito disponibili circa due milioni di vaccini in più.

Draghi ha parlato di questa possibilità con i leader europei, al vertice di giovedì scorso, sperando di convincere l’Europa a seguire la strategia in modo condiviso. Ma la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha ricordato che l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) raccomanda nelle sue linee guida la strategia della doppia dose (prevista a tre settimane dalla prima dose per il vaccino Pfizer, dopo 28 giorni per quello di Moderna, e alla dodicesima settimana per il vaccino di AstraZeneca).

Teoricamente, l’Italia non violerebbe alcuna regola europea se cambiasse strategia, ma l’Ema ha chiarito che, se il nostro Paese deciderà di seguire la strategia britannica, “si assumerà la responsabilità della scelta“, dal momento che non ci sono studi validati dall’Ema sull’efficacia della singola iniezione senza richiamo nei tempi stabiliti.

Il primo passo dell’Italia: dose unica per chi è guarito dal Covid

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, l’Italia sarebbe già pronta a un primo passo verso la strategia della dose unica: somministrare la dose unica del vaccino a chi ha avuto il Covid ed è guarito. In questo caso, infatti, gli anticorpi sono già presenti nel corpo e quindi una sola dose viene considerata sufficiente. La mossa che consentirebbe di “guadagnare” oltre un milione di dosi da iniettare a persone che altrimenti avrebbero dovuto aspettare di più. Sul punto l’Agenzia del farmaco ha già dato il suo parere favorevole, a stretto giro dovrebbe arrivare il via libera del ministero.

Dose unica: i pareri dei tecnici e la questione di Pfizer e Moderna

Il ministro della Salute Roberto Speranza ieri ha chiesto ai tecnici cosa pensassero dell’idea di somministrare una sola dose. Sul punto, però, gli esperti non hanno una posizione univoca. “Può servire a far circolare meno il virus ma finché c’è la possibilità della doppia somministrazione è la cosa migliore”, è la posizione del capo della Prevenzione del ministero Gianni Rezza. Altri, come il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, non sarebbero del tutto conviti. Infatti, oltre ai recenti studi che mostrerebbero l’efficacia della dose unica, ce ne sono altri che hanno avuto esiti diversi. E tutti, comunque, hanno un punto debole: il tempo limitato in cui sono stati osservati gli effetti della dose unica.

La questione, in ogni caso, non si pone allo stesso modo per tutti i vaccini. Entro un paio di settimane, l’Ema dovrebbe dare il via libera al vaccino di Johnson&Johnson, che prevede una sola dose (l’Italia ne riceverà 26 milioni ). Il medicinale di AstraZeneca prevede il richiamo dopo tre mesi, quindi al momento vengono fatte solo prime dosi e si può prendere tempo. Il problema sul richiamo riguarda attualmente quindi solo i vaccini Pfizer e Moderna, sui quali c’è una certa cautela, dal momento che vengono usati medici, infermieri e over 80, che sono i più esposti al rischio contagio e i più fragili.

Vaccino anti-Covid, quali Paesi seguono la strategia della dose unica

Oltre al Regno Unito, finora solo pochi Paesi hanno seguito la strategia della dose unica. Tra questi ci sono Irlanda, Danimarca e Svezia. Se l’Italia decidesse di seguire le loro orme, sarebbe il primo grande Paese Ue a discostarsi dalle linee guida dell’Ema. Per questo, forse, Draghi ha provato a coinvolgere gli altri leader europei. Ma definire una strategia unitaria in questo momento sembra improbabile.

Leggi anche: 1. Non sono i governi che comprano i vaccini, ma i vaccini che comprano i governi (di L. Telese) / 2. Vaccini, Burioni contro la Ue: “Israele li ha pagati il doppio e ne ha in abbondanza. Ringraziamo Bruxelles” /3. “Medici da reperire tassativamente e pronti a lavorare 12 ore”: la strategia per le vaccinazioni in Lombardia /4. Tutti esaltano il silenzio di Draghi, ma se il Governo non parla si rischia solo più confusione (di Giulio Cavalli)

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