Campagna vaccini, l’Italia parte impreparata: “Medici e infermieri non sanno come preparare le dosi”
Campagna vaccini, l’Italia parte impreparata. “Medici e infermieri non sono formati”
L’Italia si prepara a ricevere e somministrare le prime dosi di vaccini anti Covid, eppure non tutti gli operatori sanitari e le strutture sono state formate a portare avanti l’ambiziosa campagna, che ha come primo obiettivo quello di distribuire alla popolazione 1,8 milioni di dosi nei primi due mesi del 2021. La procedura per prepararlo è molto complicata, e richiederà il coinvolgimento di un medico e quattro infermieri nei punti di somministrazione e di un medico e un infermiere in caso di somministrazione domestica.
Ma prima le fiale dovranno essere scongelate per tre ore, capovolte per dieci volte con delicatezza e diluite in una soluzione iniettabile di 1,8 ml “con tecniche asettiche“. Occorrerà poi uniformare la pressione del flacone prima di rimuovere l’ago, capovolgere ancora la soluzione per 10 volte e segnare la data e l’ora della diluizione per calcolare poi il limite massimo di sei ore per somministrare il vaccino.
Lo riporta la Stampa, che ha indagato sulla preparazione della campagna nelle Regioni italiane, riportando una situazione di impreparazione della maggior parte del personale sanitario, che non è stato ancora formato o informato sulle procedure da seguire e che si preoccupa soprattutto di quanto avverrà nelle Rsa e nelle strutture dislocate, dove il personale non è ancora pronto a preparare le dosi di vaccino Pfizer. In Lazio per esempio “non è ancora pronta la lista di persone che si dovrà occupare di somministrare le fiale”, come spiegato dal presidente dell’associazione Anaao, il quale ha raccontato al quotidiano che le uniche informazioni “sono quelle circolate nelle chat interne”.
In Lombardia invece uno dei problemi principali sono le Rsa private, sprovviste di personale formato perché “passato al pubblico”, e dove ci vorrà molto più tempo del previsto per vaccinare gli anziani ospiti. In Puglia i medici che dovranno occuparsi di distribuire il vaccino sono stati chiamati “solo ieri” per ricevere informazioni sul piano, ma fino a questo momento non hanno saputo nulla, racconta a La Stampa il primario di nefrologia dell’Ospedale di Altamura, anche se il servizio di prenotazione del vaccino online ha ricevuto già il 70 per cento di adesioni.
Eppure l’ostacolo al successo della campagna ad oggi non sembra essere quello della diffidenza o della riluttanza delle persone. “Sulla carta l’Italia ha preparato in tutta fretta un piano di consegna ai centri di vaccino, per fortuna altri paesi si erano portati avanti, ed è stata preso spunto da loro. Restano molto perplessità su come questo piano funzionerà, visto quello che è successo con l’ultima campagna del vaccino antinfluenzale”, ha spiegato a TPI Enrico Bucci, Adjunct Professor presso la Temple University di Philadelphia, dottore di ricerca in biochimica e biologia molecolare.
“La vaccinazione per il Covid-19 ha ulteriori complessità: per logistica e tempistica di conservazione. Il problema è quindi quello che succederà sul territorio, la formazione dei medici e dei vaccinatori fino ad oggi risulta scarsa, non si è ancora preparati e certamente all’inizio ci troveremo a vivere delle difficoltà e dei malfunzionamenti molto forti. Non è una cosa che si può preparare in così breve tempo”, ha continuato.
Gli aspetti relativi alla logistica e alla catena di approvvigionamento (supply chain), stoccaggio e trasporto dei vaccini sono di competenza del Commissario Straordinario per l’attuazione delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19 Domenico Arcuri. Occorrerà fare miracoli già in questi giorni e accelerare i tempi perché la campagna non si riveli un fallimento.
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