Proteste davanti alle università contro il numero chiuso al test di Medicina
Proteste davanti alle università contro il numero chiuso al test di Medicina
Gli studenti hanno manifestato davanti alle Università ieri a Palermo, Roma, Torino, Genova e Catania. Le proteste si sono svolte nel giorno in cui oltre sessantamila aspiranti medici rispondevano alle 60 domande che decideranno il corso dei loro studi. Indipendentemente da come sono andati, sanno che solo uno su quattro ce la farà.
Il numero chiuso, difeso dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca per una questione di “qualità” dei prescelti, non convince né gli studenti, né il sottosegretario alla Salute Andrea Costa che ritiene “sbagliato delegare il concetti di meritocrazia ad un semplice test”. La selezione degli ammessi non si basa tanto sulla qualità del candidato ma sulla graduatoria: anziché stabilire un voto minimo di entrata, fissa un numero massimo di aspiranti medici, quest’anno saranno 15.876. Una limitazione difficilmente giustificabile secondo gli studenti che ieri hanno manifestato.
“Non c’è volontà di investire nell’Università pubblica e di conseguenza nella Sanità pubblica” – dice uno studente palermitano del Laboratorio Studentesco Autonomo ai microfoni di Sky Tg 24 – Sembra assurdo che dopo due anni di pandemia in cui il sistema sanitario ha dimostrato di essere deficitario non si sia investito nella sanità aprendo nuovi ospedali, creando nuovi presidi territoriali e assumendo nuovi medici”.
“La pandemia l’ha dimostrato, il numero chiuso va cancellato, basta con l’università azienda” questa la scritta di alcuni striscioni, branditi dal Fronte della Gioventù Comunista. Secondo i militanti la Sanità pubblica è stata svuotata delle sue risorse, lasciando lucrare il settore privato “dal 2010 a oggi, più di 170 presidi ospedalieri (15%) e 800 poliambulatori sono stati chiusi in tutto il paese. Contemporaneamente gli istituti di cura privati hanno proliferato e costituiscono ora più del 48% delle strutture sanitarie totali”.
Anche il business delle scuole di preparazione private fiorisce, tagliando fuori molti studenti per mancanza di risorse economiche. Molti candidati hanno denunciato anche come elementi di casualità possano influire su una prova così importante, com’è stato rappresentato da un flash mob a tema “sfiga” davanti alla Sapienza. Per agire contro lo stress dell’esame unico, il test è stato riformato ma solo tramite l’aggiunta di un dispositivo online che permetterà di cimentarsi con i quesiti e la possibilità di ripetere più volte la prova, rinominata “Tolc”.
Intanto coloro che ieri hanno partecipato al test adesso sono probabilmente incollati ai numerosi siti che all’indomani della prova pubblicano le risposte alle domande, oppure cercano di distrarsi aspettando il 29 settembre per la pubblicazione delle graduatorie.