Trivulzio, Pregliasco incontra il Comitato. Azzoni: “Non è una figura neutrale”
Dopo tre ore di confronto, il portavoce del Comitato Verità e Giustizia per le vittime del Trivulzio commenta: “Ringraziamo Pregliasco per la sua disponibilità, ma ha risposto come consulente di parte, non come supervisore scientifico”
Trivulzio, Pregliasco incontra il Comitato. Azzoni: “Non è una figura neutrale”
Si è svolto oggi il primo incontro tra il Comitato Verità e Giustizia per le vittime del Trivulzio e Fabrizio Pregliasco, nominato supervisore scientifico della “Baggina” nel pieno dell’emergenza e del conseguente terremoto mediatico. Al termine di tre ore di incontro online, con la partecipazione di una ventina di familiari di ospiti del PAT, il portavoce del Comitato Alessandro Azzoni si è detto deluso: “Ringraziamo Pregliasco per la sua disponibilità, ma ha risposto come consulente di parte, non come supervisore scientifico”.
“Appena nominato, Fabrizio Pregliasco si è proposto come interlocutore estraneo a quanto accaduto in precedenza e teso a dare garanzie sulle condizioni di sicurezza all’interno del PAT”, si legge in una nota del Comitato. “In quest’ottica, il Comitato gli ha chiesto subito un incontro, ritenendo di poter avere finalmente risposta a tutti i quesiti che i familiari attendono da troppo tempo. In occasione della conferenza stampa del PAT, avvenuta lo scorso 6 maggio, Pregliasco ha pronunciato parole difensive e contrarie alle evidenze che già si stanno acquisendo”.
“Basta guardare le carte per comprendere le ragioni per cui il prof. Pregliasco non è un consulente neutrale: nella determina del DG n. 31/2020 del 8 aprile, con la quale il direttore generale Calicchio, richiamando l’incarico professionale già conferito all’avvocato difensore del Trivulzio, e attestando la necessità di affiancare al legale un consulente in possesso di idonee competenze in occasione delle verifiche ispettive del Ministero, conferisce l’incarico al Pregliasco come consulente tecnico di parte, in ausilio alla difesa legale della società e del direttore generale”. A Fabrizio Pregliasco sono state rivolte 31 domande riguardanti la struttura del PAT, il controllo del contagio, la gestione del rischio e l’accesso alle informazioni per favorire la massima trasparenza. Il Comitato ha reso noto il contenuto delle 31 domande, suddivise per temi:
“Il mancato accesso alle procedure interne, ai modelli organizzativi del Trivulzio, e in generale, al sistema delle regole adottate dalla struttura su come affrontare l’emergenza, hanno determinato tra i parenti uno stato di ansia e di confusione in relazione ad un contesto percepito come fuori controllo. Sono state fornite informazioni discordanti sulle cause dei singoli decessi, sulle diagnosi dei degenti contagiati, sullo stato di salute dei singoli parenti e sui tamponi eseguiti. Risulta inoltre che dopo la delibera regionale dell’8 marzo siano arrivati al PAT numerosi pazienti provenienti da ospedali di zone già considerate in stato di emergenza contagio. Per poter restituire ai parenti un quadro preciso del contesto e dei gravi fatti occorsi, si chiede di conoscere”:
1. I numeri dei posti letto attualmente occupati, in totale e scomposto per singole aree (ricovero ordinario, ricovero in post acuta, cure intermedie, hospice, stati vegetativi);
2. Quale è iI numero dei deceduti, totale e scomposto (per struttura, reparto, piano), in ogni settimana dal primo febbraio ad oggi, nel confronto con lo stesso periodo del 2018 e 2019; e il numero dei decessi di persone dimesse dal PAT verso ospedali o verso la propria residenza?
3. Il numero dei degenti dimessi dal 1° febbraio ad oggi;
4. In quali reparti sono stati smistati e come sono stati isolati i pazienti provenienti da altri ospedali dal primo febbraio ad oggi (per esempio, i 17 pazienti provenienti dall’Ospedale di Sesto San Giovanni);
5. Quanti ospiti sono stati dimessi senza essere sottoposti a tampone pur presentando sintomi e senza avvertire i parenti del pericolo del contagio?
6. I numeri dei deceduti Covid positivi previo tampone e di quelli diagnosticati Covid senza somministrazione di tampone;
7. I numeri dei tamponi somministrati ai degenti e al personale eseguiti finora al Trivulzio, in ciascun reparto;
8. I numeri dei degenti attualmente ospiti della RSA. I sintomatici Covid acclarati, i sospetti Covid in osservazione, i casi gravi con polmonite; a principessa Jolanda e Frisia;
9. I numeri dei degenti attualmente ospiti presso il PAT, e di quelli provenienti dal PAT e ricoverati in una struttura ospedaliera che risultano positivi al Covid in seguito a tampone;
10. I numeri relativi al personale attualmente presente nella struttura e il numero del personale attualmente in malattia (scomposto per medici, caposala, infermieri, fisioterapisti, psicologi e operatori sanitari), reparto per reparto e per ciascun turno.
Le scelte all’interno della struttura sul trasferimento dei pazienti e degli operatori sono avvenute in manifesta contraddizione rispetto al principio di distanziamento sociale e di prudente segregazione dei reparti. Più in generale, si è verificata una complessiva assenza di controllo a fronte dell’emergenza, con decisioni gestionali incomprensibili. In alcuni reparti, come il Ronzoni, al 29/4 non erano ancora stati eseguiti i tamponi a medici e operatori.
1. Da che data, all’interno della struttura, è iniziata una divisione tra pazienti con sintomatologia Covid e sani in assenza di tamponi? Quali reparti sono stati coinvolti da questa divisione?
2. Il personale che effettua servizio ai pazienti Covid lo fa in modo esclusivo o viene in contatto anche con i pazienti e personale non Covid? Può entrare e uscire girando nei vari reparti o ci sono infermieri, operatori, fisioterapisti, persone delle pulizie distinti per settore Covid o non Covid?
3. Perché si è aspettato solo il 16 di aprile per effettuare i primi tamponi? Ci comunica i dati attuali di positivi e non?
4. Con quale criterio si stanno eseguendo i tamponi? Si tratta di tamponi singoli o che vengono ripetuti per escludere i falsi negativi?
5. Perché si è aspettato troppo tempo prima di ricoverare in ospedale pazienti le cui condizioni si stavano aggravando?
6. A oggi sono stati fatti i tamponi a tutti i degenti e al personale presente per individuare i contagiati, anche eventuali asintomatici, ed evitare che possano infettare pazienti e personale ancora negativi?
7. Quando e da chi sono stati fatti i tamponi ai pazienti e al personale? Quali sono gli esiti?
8. Sono in programma altri tamponi? A chi e quando? Perché gli ospiti Covid negativi non possono essere dimessi?
L’incapacità di fronteggiare l’emergenza, l’assenza di regole per la gestione del malato Covid e i ritardi nell’adozione di dispositivi di protezione individuale – a disposizione del personale in numero adeguato solo nella seconda metà di aprile – ha causato un elevato numero di casi di Covid e di alte malattie tra il personale. L’aumento di casi di malattie tra gli operatori ha determinato un conseguente stato di sotto organico. Da fonti interne abbiamo avuto notizie di livelli di assenza per malattia ampiamente superiori al 50% del personale. Pertanto si chiede:
1. C’è personale sufficiente per assistere i degenti e attuare nella prassi questa divisione? È stato assunto nuovo personale in sostituzione del personale in malattia?
2. Perché gli ospiti bisognosi di cure (per esempio fisioterapiche) non sono stati trattati mettendo perfino a rischio la loro vita? In questo momento sono previste cure di sostegno, fisioterapiche, psicologiche, ecc?
3. Perché i pazienti negativi al tampone vengono trattati da personale sanitario, operatori e medici che non hanno fatto il tampone?
4. Quali sono le terapie in atto per gli ospiti Covid, quali i diversi protocolli per Sintomatici e Asintomatici.
5. Con quali criteri si decide di inviare i pazienti bisognosi di urgenti trattamenti sanitari in PS?
6. Per i casi gravi Covid o con sintomi Covid, è ancora valido il decreto che impedisce a chi ha oltre i 75 anni di andare al pronto soccorso negli ospedali? Quali procedure segue il Trivulzio? Come vengono curati?
7. Perché sono stati chiamati in piena allerta sanitaria anziani con patologie per ricoveri posticipabili?
8. Perché si sono fatti entrare nuovi pazienti sani per fisioterapia quando era già iniziato il contagio e perché non si sono dimessi quelli già presenti nella struttura? Quali precauzioni sono state prese?
9. Quali tra le direttive contenute nella delibera dell’ordinanza della Regione Lombardia del 30 marzo scorso vengono seguite?
10. Quando sono stati messi in uso dispositivi di protezione? Sono attualmente disponibili i camici monouso? Perché alcuni operatori sanitari non usano ancora le mascherine nei reparti?
Noi familiari non siamo stati messi a conoscenza delle procedure interne, dei modelli organizzativi e del sistema di regole adottate per affrontare l’emergenza.
Le comunicazioni a noi arrivate infatti sono state frammentarie, incomplete e a volte contraddittorie tanto da indicare una situazione fuori controllo.
– È mancata la possibilità concreta di informazioni non solo sul proprio congiunto, ma anche sulla situazione di contagio nelle singole stanze e nel reparto di accoglienza.
– Ci risulta che la dirigenza abbia fatto pressione sui medici per disincentivare le richieste di ricovero ospedaliero per i degenti ritenuti gravi, richiamandoli al rispetto delle direttive della delibera regionale dell’8 marzo.
Pertanto si chiede:
1. L’accesso immediato dei parenti alla cartella clinica e alla scheda nosologica dei propri congiunti, anche di quelli ricoverati al PAT e poi deceduti in ospedale;
2. La comunicazione regolare ai parenti delle informazioni sui protocolli in atto relativi al trattamento in corso sui propri cari, sulle terapie somministrate, sulle cure necessarie per la loro salute;
3. Le date del/dei tampone/i eseguito/i e da eseguire su congiunto, sui degenti e sul personale medico-sanitario del reparto di accoglienza.