Escono di casa con autocertificazione falsa. Il giudice: “Non è reato. Il Dpcm è illegittimo”
Un giudice del tribunale di Reggio Emilia ha stabilito che usare un’autocertificazione fasulla per uscire di casa, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia, non è reato. Il Dpcm, infatti, è un atto meramente amministrativo che non può limitare le libertà personali sancite dalla Costituzione, e per questo è “illegittimo”.
La sentenza, come riporta Repubblica, è relativa a una vicenda accaduta durante la prima ondata della pandemia di Covid-19, e precisamente il 13 marzo 2020 a Correggio. Quel giorno, una coppia era uscita di casa portando con sé un’autocertificazione dove era scritto che la donna doveva fare delle analisi e voleva essere accompagnata. In realtà, come accertato dalle forze dell’ordine, i due non erano stati in ospedale quel giorno: da qui la denuncia e il processo. A gennaio 2021, per la coppia, è arrivata l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”.
Inoltre, il tribunale di Reggio Emilia ha stabilito l’illegittimità del Dpcm, che “non può imporre l’obbligo di permanenza domiciliare, neanche in presenza di un’emergenza sanitaria”. Infatti, l’obbligo di permanenza domiciliare è “una sanzione penale che può essere decisa dal magistrato per singole persone per alcuni reati, e soltanto all’esito del giudizio”, non certo da un atto regolamentare come il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm).
Questa tipologia di atto può, probabilmente, imporre a qualcuno di non recarsi in zone infette, nel caso in cui vi siano dei focolai, ma un divieto generalizzato non è legittimo. In virtù di queste considerazioni, il tribunale ha ritenuto nullo l’obbligo di compilare l’autocertificazione per giustificare l’uscita di casa, con il conseguente venir meno del presunto reato di falso ideologico.
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