Treviso, 55enne rientra dal Congo con febbre e muore. Le autorità africane: “Risolto il mistero della malattia”. Ma l’Oms frena
Un uomo di 55 anni, Andrea Poloni, è morto nella sua casa di Trevignano, in provincia di Treviso, pochi giorni dopo essere rientrato da un viaggio in Congo. Secondo quanto ricostruito, l’uomo aveva manifestato sintomi assimilabili a quelli della misteriosa malattia che ha già ucciso 143 persone nel Paese africano.
Nei giorni scorsi aveva avuto febbre alta, ma aveva scelto di non assumere medicinali. Ieri, martedì 17 dicembre, la figlia di Poloni – non avendo più notizie dal padre – si è recata nel suo appartamento e lo ha trovato senza vita con sangue dal naso e dalla bocca.
Il Ministero della Salute del Congo sostiene di aver risolto il mistero della malattia che porta febbre emorragica: si tratterebbe di una forma grave di malaria, sotto forma di malattia respiratoria, con indebolimento da malnutrizione. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), peraltro, è ancora cauta: interpellata dal quotidiano Usa Today, l’Oms ha affermato di “non aver ancora determinato in modo definitivo la causa della malattia” non diagnosticata e che “i test di laboratorio sono in corso”.
Finora i casi registrati da ottobre nella provincia sud-occidentale di Kwango sono 592 con un tasso di mortalità del 6,2%.
“È successo proprio quello che Andrea mai avrebbe voluto diventare: il paziente zero di questa febbre del Congo”, piange, parlando con La Repubblica, la sua compagna di Poloni, Carol Yanga Ilako, congolese d’origine ma residente da anni a Quero, in provincia di Belluno.
Il 55enne, elettricista con la passione per la coltivazione della canapa e per la fotografia, era stato in Congo con la compagna per scopi umanitari.
Il suo è il terzo caso sospetto della malattia proveniente dal Congo: altri due casi, non mortali, si era registrati nelle scorse settimane in Toscana e Calabria.
Sul decesso di Poloni sono in corso gli accertamenti diagnostici per far luce sull’eziologia della malattia in collaborazione con l’Istituto Spallanzani di Roma.
Dalle prime informazioni raccolte dalla Azienda Ulss 2 Marca Trevigiana di Treviso, si legge in una nota congiunta del Ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, “il paziente non avrebbe avuto alcun contatto con personale sanitario né si sarebbe mai recato in ospedale dall’insorgenza dei sintomi fino al loro peggioramento. Non risulta che abbia seguito alcuna terapia farmacologica.
La Regione Veneto fa sapere di aver già attivato, come da protocollo, “in forma precauzionale le necessarie misure di sorveglianza sanitaria”. Per la figlia di Poloni, unico contatto noto, è stato disposto l’isolamento fiduciario domiciliare.
Ministero e Iss ricordano che “i precedenti casi di pazienti provenienti dal Congo (regione di Kinshasa), uno ricoverato all’ospedale di Lucca e l’altro presso l’azienda ospedaliera di Cosenza, sono guariti e sono stati dimessi”.
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