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Esclusivo TPI – Emissioni killer in Toscana, la Regione ammette: “Non stiamo rispettando i tempi sulle contromisure”

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Inquinamento, emissioni killer in Toscana. La Regione ammette: “Non stiamo rispettando i tempi sulle contromisure”

In Toscana ci sono 4 delle 42 aree più inquinate d’Italia: a Massa Carrara, Livorno, Piombino e Orbetello gli scarichi e le emissioni delle attività portuali, siderurgiche e petrolchimiche uccidono e provocano malattie gravi e malformazioni. La Regione lo sa, tanto che nel gennaio 2020 ha messo nero su bianco – insieme ai comuni interessati e alle aziende sanitarie locali – un cronoprogramma di misure a tutela dell’ambiente e della salute pubblica. A quasi due anni di distanza, però, la stessa Regione Toscana ammette che quella tabella di marcia non è stata rispettata: delle 7 azioni da intraprendere entro gennaio 2022, solo una è stata adottata.

“A causa degli impegni derivanti dalla gestione della pandemia Covid-19, si registrano ritardi sulla realizzazione delle azioni previste”: si legge nella risposta che la Regione ha dato a una richiesta di accesso agli atti presentata da Greenpeace Italia, che TPI ha potuto leggere in esclusiva [qui il documento]. “Al momento, rispetto alle azioni 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 8 dell’Accordo (…) l’unica azione che è stata conclusa è la n. 1”.

Salute e ambiente: il cronoprogramma della Regione Toscana

Quell’unica azione effettivamente realizzata è l’aggiornamento del Rapporto Sentieri [qui il documento], coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, che valuta lo stato di salute delle persone residenti nelle aree più inquinate del Paese, i cosiddetti siti di interesse nazionale per le bonifiche (Sin). Risultano inevase, invece, le altre 6 misure previste.

In base al cronoprogramma regionale – contenuto nell’Accordo per il coordinamento delle azioni per il miglioramento della tutela e il controllo della salute della popolazione e dell’ambiente nei comuni delle aree Sin della Toscana, firmato il 22 gennaio 2020 – entro marzo di quello stesso anno la Regione avrebbe dovuto realizzare un “sito web per la pubblicazione e rendicontazione degli interventi previsti”. Sito che non è mai andato online.

Entro aprile 2020, poi, le autorità locali avrebbero dovuto: mettere in campo “azioni di potenziamento e miglioramento dell’offerta dei servizi sanitari territoriali sulla base delle criticità di salute individuate dall’aggiornamento” del Rapporto Sentieri; predisporre “attività informative”; e strutturare “un monitoraggio periodico dello stato di avanzamento degli Accordi di programma sottoscritti in relazione ai Sin”. Nulla di tutto questo è stato fatto in quasi due anni.

E ancora: sempre in base a quell’accordo, entro gennaio 2021 le autorità sanitarie locali avrebbero dovuto “effettuare uno studio epidemiologico micro-geografico prendendo in considerazione tutte le patologie studiate dallo studio Sentieri”. Niente.

Ed entro gennaio 2022 le stesse autorità dovrebbero svolgere “interventi di formazione specifica per i gli operatori del Sistema sanitario regionale” allo “scopo di migliorare l’appropriatezza degli interventi di prevenzione”. Ma siamo a dicembre 2021 e quegli interventi non si sono ancora visti.

Infine, l’Accordo del gennaio 2020 imponeva – senza indicare una specifica calendarizzazione – di “effettuare un approfondimento sulla quantificazione e tipizzazione delle esposizioni ambientali storiche nei Sin ed aggiornare il quadro delle attuali esposizioni”. Approfondimento che non è ancora stato realizzato.

L’aggiornamento del Rapporto Sentieri in Toscana

L’ultima versione del Rapporto Sentieri – progetto del ministero della Salute coordinato dell’Istituto Superiore della Sanità – era datata 2019: quel documento conteneva i dati di mortalità e ricovero riferiti al periodo 2006-2013 e i dati sulle malformazioni congenite per il periodo 2002-2015 o 2002-2014, in base alla disponibilità dei dati regionali. Ebbene, nei mesi scorsi la Regione Toscana ha aggiornato quei dati con le risultanze 2006-2017 (per i ricoveri in ospedale 2006-2019). Dall’indagine emerge – come purtroppo ci si aspettava – un quadro ancora allarmante.

Nel Sin di Massa Carrara, dove si trovano siti della petrolchimica e dell’acciaio (Syndial, Solvay Bario, ex Farmoplant ed ex Ferroleghe), si ravvisano rispetto alla media regionale un eccesso di mortalità, anche tra i bambini, e di tumori, in particolare quello al fegato e il mesotelioma maligno, quest’ultimo “prevalentemente da ricondurre a esposizioni occupazionali avvenute nel passato nell’area Sin”.

A Orbetello, dove fino al 1991 sorgeva la fabbrica della Sitoco (fertilizzanti chimici), non si osservano oggi eccessi di mortalità, ma si registrano eccessi di ricovero in ospedale per malattie tumorali e non tumorali che, si legge nel rapporto, “indicano la necessità di approfondimento e monitoraggio”.

Nel Sin di Piombino, sede della acciaieria ex Italsidar (oggi proprietà della multinazionale indiana Jindal), gli esperti riscontrano eccessi di mortalità e di tumori: in particolare, i casi sopra la media di mesotelioma maligno negli uomini sono “attribuibili prevalentemente a esposizioni occupazionali”. A Piombino si nota poi un “quadro critico” rispetto ai casi di malformazioni congenite: situazione che ritroviamo anche nel Sin di Livorno-Collesalvetti, dove sorge una importante raffineria dell’Eni (dove a fine novembre si è verificata un’esplosione, fortunatamente senza morti o feriti).

Dell’area livornese abbiamo parlato di recente sul nostro settimanale, raccontando di come adesso Regione ed Eni stiano progettando di costruire anche un gassificatore per bruciare plastica e ricavarne metanolo. Anche qui la mortalità fra i residenti è superiore rispetto alla media regionale, in particolare a causa di malattie tumorali e cardiovascolari. L’aggiornamento del Rapporto Sentieri ravvisa un “quadro peggiorativo” per quanto riguarda gli eccessi di malformazioni congenite. Non solo: in questa zona c’è la più elevata frequenza di casi di mesotelioma maligno di tutta la Toscana, la “maggior parte” dei quali, si legge nello studio, “sono attribuiti a esposizioni occupazionali”.

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