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Home » Cronaca

L’amministratore delegato di Autostrade Tomasi è indagato per attentato alla sicurezza e frode

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Una nuova inchiesta scuote Autostrade per l’Italia. Roberto Tomasi, amministratore delegato del gruppo, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla magistratura genovese. Tomasi non è indagato per il suo nuovo ruolo di ad, ma è finito nel fascicolo aperto dalla magistratura nel dicembre scorso, con il quale si contestano i reati di attentato alla sicurezza dei trasporti e la frode in pubbliche forniture. Uno dei molti filoni d’inchiesta ai quali ieri si è aggiunto anche quello sui disagi al traffico, indagine generata da alcuni esposti, tra i quali quello del presidente della Regione Giovanni Toti che chiede i danni ad Aspi.

Come si apprende da Repubblica, l’inchiesta aperta dalla procura di Genova riguarda le riguarda le barriere antirumore installate lungo la rete autostradale, che sarebbero fuori norma. Nel fascicolo in cui è coinvolto Tomasi – che non avrebbe avuto un ruolo rilevante nella vicenda – si parla anche di violazione al contratto di concessione firmato tra Autostrade e lo Stato. Un colpo molto duro per la società del Gruppo Atlantia, visto che l’ad è rappresentato come l’uomo della svolta, e gli stessi inquirenti gli riconoscono “un modo di operare diverso da chi lo ha preceduto”.

L’inchiesta, affidata alla Guardia di Finanza di Genova, aveva preso avvio a fine 2019, quando sulla tratta Rapallo-Sestri Levante (sulla A-12 Genova-Rosignano) si erano staccati alcuni pannelli antirumore e solo per un incrocio di fortuite coincidenze si era evitato il peggio. Nel medesimo fascicolo figurano: Antonino Galatà, ex amministratore delegato di Spea (società sempre di Atlantia e gemella di Aspi); Michele Donferri Mitelli, responsabile nazionale delle Manutenzioni di Autostrade (anche lui trasferito ad altro incarico); Marco Vezil, di Spea, responsabile verifiche tecniche di transitabilità; e Paolo Berti (direttore Operation di Aspi, cioè del coordinamento delle Direzioni di Tronco).

Questi quattro, erano già indagati in merito al crollo del Ponte Morandi, e anche riguardo il filone dei falsi report dei ponti. La nuova indagine riguarderebbe altri tre dirigenti che si sono occupati dei pannelli antirumore a rischio distacco nella parte inferiore di ancoraggio; anche loro hanno fatto parte del Comitato Grandi Opere.

Leggi anche: Su Autostrade il Governo non ha più scuse: se è un bene pubblico, se lo riprenda

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