Donna Testimone di Geova accetta una trasfusione di sangue e viene abbandonata dalla figlie. Ma le ragazze smentiscono
La 48enne è stata anche allontanata dal movimento religioso. La rettifica delle tre ragazze coinvolte
Una mamma è stata abbandonata da tre dei suoi figli perché ha accettato di sottoporsi a una trasfusione di sangue nonostante fosse Testimone di Geova: la trasfusione è una pratica vietata da questo credo religioso. Come ha raccontato Repubblica, il fatto arriva da Colliano, dalla provincia di Salerno, dove la donna (48 anni) Grazia Di Nicola ha lanciato un appello alle sue ragazze affinché la perdonino.
Tre anni fa la madre ha deciso di ricorrere a una trasfusione in un momento delicato della sua esistenza. Una decisione inammissibile per le sue figlie, anche loro Testimoni di Geova.
La 48enne non aveva deciso a cuor leggero. Inizialmente era restia nel voler accettare la proposta dei medici ma poi, viste le complicazioni, ha voluto salvare la propria pelle. Non immaginando, però, che così facendo avrebbe perso le sue figlie.
Grazia, dopo la trasfusione, è stata espulsa dai Testimoni di Geova. Successivamente le sue figlie hanno lasciato il tetto familiare per recarsi in un’altra casa, sempre a Colliano, abitata da esponenti dello stesso credo.
Nel gennaio 2019 le tre ragazze hanno lasciato il paesino e ora la mamma ha perso le loro tracce. “Papà, il vostro fratellino e io vogliamo solo essere sicuri che stiate bene. Rispettiamo le vostre decisioni in campo religioso, questo è fuori discussione. Ma rendetevi conto del nostro dolore, sapete il bene che vi vogliamo. Chiamateci”, ha detto Grazia.
La 48enne ha aggiunto: “Io ho vissuto il terremoto dell’Ottanta. Se quella tragedia si ripetesse oggi, se ci fosse una scossa proprio in questo momento, io non saprei in quale casa sono le mie figlie. Questo non riesco ad accettarlo. È già accaduto in passato un incidente e noi siamo rimasti all’oscuro di quello che era successo, scoprendolo solo molto dopo. Non è normale per un genitore che ha cresciuto con sacrifici i propri figli non sapere dove si trovino”.
“Non so che cosa fare, spero che riescano a capire quanto stiamo soffrendo per loro e si facciano vive”, ha concluso la donna.
La rettifica delle figlie
Pubblichiamo la rettifica della notizia giunta in redazione da parte della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova e a nome delle tre signore in questione, figlie di Grazia Di Nicola.
“Siamo le tre figlie di Grazia Di Nicola, cui si fa riferimento nell’articolo. Siamo rimaste sconcertate dalle informazioni false che abbiamo letto sui giornali. La sensazione è che qualcuno aveva deciso di colpire noi personalmente e la nostra religione a prescindere da quale fosse la verità. Non vogliamo perdere tempo a correggere tutte le informazioni errate incluse nell’articolo; quello che ci preme precisare è che noi abbiamo sempre rispettato – e rispettiamo – nostra madre, a prescindere dalle decisioni che ha preso in campo religioso. Il motivo per cui non siamo più in casa con lei non ha niente a che fare con le nostre credenze religiose. Ciò che ci ha spinto a lasciare casa nostra sono stati i continui maltrattamenti psicologici e fisici a cui ci sottoponevano i nostri genitori (entrambi non Testimoni di Geova) per obbligarci ad abbandonare la nostra religione. Per ben 17 giorni siamo state vittime di insulti e percosse da parte loro. A un certo punto, a ottobre 2016, nostra madre è arrivata a darci un ultimatum di un mese per farci cambiare le nostre idee e portarci a “pensare come lei”. Quel giorno stesso, però, lei stessa ha mandato via di casa una di noi dopo averla picchiata fino al punto di farle perdere conoscenza. In quell’occasione questa nostra sorella è finita all’ospedale, dopodiché ha informato i carabinieri di quanto era accaduto. Noi sorelle non abbiamo mai voluto far perseguire penalmente nostra madre e nostro padre per gli abusi subiti (sono sempre i nostri genitori), ma abbiamo notato che il loro comportamento è andato via via peggiorando. Ci dispiace che stiano strumentalizzando la situazione per mettere in cattiva luce la nostra religione”.