Terrorismo, fermati a Palermo due lupi solitari: “Inneggiavano a Isis, erano pronti a colpire”
Due uomini, un italiano di 25 anni originario di Palermo e un marocchino di 18, sono stati fermati dalla Digos con l’accusa di istigazione e auto-addestramento al terrorismo.
Il primo, Giuseppe Frittitta – ma che si faceva chiamare “Yusuf il siciliano, servo devoto di Allah” è stato fermato a Bernareggio, in provincia di Monza, dove si era trasferito da qualche tempo. Il secondo, invece, è stato catturato a Cerano, in provincia di Novara.
I due erano lupi solitari. E si tenevano in costante contatto sui social network: postavano video che inneggiavano alla Jihad, scattavano foto con armi e coltelli, si scambiavano consigli su come far crescere barba e capelli. Ma soprattutto, discutevano su come addestrarsi meglio alla guerra santa. Magari facendo palestra o giocando a soft air.
“L’Islam in Italia non è il vero Islam”, si dicevano. E per questo speravano, un giorno, di trasferirsi in Siria, per combattere accanto ai miliziani dello Stato islamico. Negli ultimi mesi, poi, in concomitanza con la caduta dell’ultima roccaforte dell’Isis, i loro messaggi erano diventati ancora più violenti.
Il provvedimento di fermo è arrivato al termine di una lunga indagine, che grazie alle intercettazioni ha accertato il percorso di radicalizzazione dei due giovani. Yusuf il siciliano lavorava come camionista. Una vita sempre in viaggio tra Palermo e il Nord Italia. Spesso si lamentava del suo lavoro.
Un giorno scrisse all’amico, con cui condivideva la stessa fede islamica salafita: “Mi sono preso troppo di collera, ho sbagliato due volte strada. Mancava poco e Yusuf faceva un casino in autostrada”. Una frase che, secondo gli inquirenti, fa pensare alla volontà di organizzare un attentato.
“La legge di Allah si applica con la spada. Bisogna essere crudeli con i traditori e con i ribelli”, dicevano ancora. Le intercettazioni hanno evidenziato anche la preoccupazione dei genitori di Frittitta: “Non ti riconosco più”, gli dicevano. Ma lui li accusava di essere “dei miscredenti”.
In altre occasioni parlavano, con una vera e propria idolatria, dei combattenti dell’Isis: “Li abbraccerei fino a rompergli le costole – diceva il marocchino – perché sono meraviglia di Dio”. In un video i due si commuovevano davanti a Osama Bin Laden.
Secondo la procura, le loro condotte sono “indiscutibilmente collegate alle nuove forme di operatività dell’estremismo islamico, non più connotato dalla formale appartenenza ad associazioni criminali strutturate in cellule, bensì volto al reclutamento di soggetti, più o meno isolati tra loro, che nei paesi d’origine combattano una vera e propria guerra”.
I due fermati, per la loro personale Jihad, avevano scelto proprio l’Italia.