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Terapie intensive per l’emergenza Covid: le regioni non hanno nemmeno iniziato il piano per l’autunno

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Terapie intensive per l’emergenza Covid: regioni in ritardo per l’autunno

L’Italia è pronta ad un’eventuale seconda ondata di contagi da Covid 19? La domanda è lecita, visto quello che sta succedendo in altri paesi come Francia, Spagna e Germania dove i numeri stanno salendo e non poco. La risposta per quanto riguarda le terapie intensive è “nì”. Il piano per affrontare al meglio una seconda ondata in autunno con l’aumento dei posti in terapia intensiva è pronto. Peccato che non è ancora “partito” e il ritardo rischia di essere notevole.

Ad oggi in Italia ci sono 6570 posti letto in terapia intensiva (il 27 per cento in più rispetto a febbraio 2020). Se il virus dovesse riproporsi con forza, gli ospedali dovranno farsi trovare pronti e 6570 posti potrebbero essere pochi. Per questo motivo i piani regionali per gli ospedali, approvati dal Ministero della Salute e registrati alla Corte dei Conti, hanno aggiunto – come riportato da Il Sole 24 Ore – 3443 posti letto in terapia intensiva e la riconversione di 4213 in letti in terapia sub-intensiva, la metà adattabili – in caso di necessità – a terapia intensiva. Insomma, 7656 letti in più rispetto alla situazione attuale (6570). Un buon numero, certo. Ma al momento è tutto o quasi fermo. Il tutto nonostante il pressing del ministro Speranza.

Il decreto rilancio, tre mesi fa, ha stanziato 1,4 miliardi per questo urgentissimo intervento sui nostri ospedali. Risorse che “considerata l’urgenza – si legge nel decreto rilancio – sono trasferiti alla contabilità del commissario straordinario” per l’emergenza che dà attuazione ai piani “garantendo la massima tempestività” in raccordo con le regioni. Peccato che al momento non si hanno molte notizie di lavori in corso…

Come è quindi la situazione ad oggi? Non si parte da zero, va detto. Il lavoro del commissario Arcuri durante l’emergenza ha portato alla creazione a fine aprile di 3 mila letti in più in terapia intensiva con annesse attrezzature. In molti casi però si tratta di posti precari mentre i piani regionali prevedono una stabilizzazione e una dislocazione a volte diversa dai nuovi letti aggiunti in altri ospedali. Insomma, riuscire a mettere in piedi i 7656 letti in più rispetto alla situazione attuale entro l’autunno con il passare dei giorni sta diventando sempre più difficile. A confermarlo è stato anche Luigi Icardi, assessore alla Salute del Piemonte e coordinatore di tutti gli altri assessori italiani nella commissione Salute della Conferenza Stato-Regioni: “Bisogna partire subito – le sue parole a Il Sole 24 Ore -. Anzi, dovevamo essere già partiti perché siamo già in ritardo e così rischiamo sul serio di non essere pronti per l’autunno. A livello regionale siamo pronti ma ci devono dire al più presto che cosa dobbiamo fare”. E pensare che si potrebbe dare una bella accelerata. Il commissario Domenico Arcuri potrebbe nominare come commissari delegati per l’attuazione dei vari piani regionali i presidenti delle Regioni. Nomine di cui, ad oggi, non c’è traccia. E il tempo passa…

Leggi anche: 1. Mancata zona rossa Alzano e Nembro, o Conte sapeva e non ha agito oppure il Cts non serve a nulla / 2. Conte sapeva: ecco la nota integrale del premier a TPI che dimostra che era stato informato già il 3 marzo/ 3. Vaccino anti-Coronavirus, il 24 agosto allo Spallanzani prende il via la sperimentazione sull’uomo

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