Il canale shock di Telegram con le foto rubate di minorenni
“Telegram esiste apposta per fare quello che è illegale e perverso, per dare libertà a tutti i nostri istinti più porcellini”, scrive Danonymus, un utente senza volto né identità. E prosegue: “le femmine sono soltanto carne da fottere e stuprare, da sbattere in rete punto e basta”. Il gentiluomo è in buona compagnia: “Posso dire che sono pro al femminicidio?”, “Un po’ di pedofilia non guasta”. Insulti irripetibili, inneggiamenti allo stupro, incitazione alla violenza fisica e verbale: è solo parte dei contenuti ritrovati nel canale Telegram “STUPRO TUA SORELLA 2.0”.
Nomen omen, la pagina raccoglieva più di 40mila iscritti che regolarmente davano sfogo ai loro istinti riversandoli sulle foto delle ragazze condivise dai membri del gruppo. Ragazze in pose discinte, talvolta, ma più spesso si trattava di semplici selfie: l’unica cosa inquadrata era la loro faccia. Ex fidanzate, ma anche “amiche”, e soprattutto: sconosciute, viste per caso su Twitter o su altri social, del tutto ignare del fatto che le loro foto stavano venendo utilizzate in quel modo. E nella stragrande maggioranza dei casi, minorenni. Il sistema è venuto fuori dopo la denuncia via Twitter di una ragazza che ha subito in prima persona il trattamento sopra descritto: un utente ha preso una foto da lei pubblicata, l’ha inviata nel gruppo e ha aspettato la pioggia di insulti e fantasie morbose, che puntualmente è arrivata.
In seguito alle numerose segnalazioni, la pagina è stata chiusa, ma immediatamente stanno ricominciando a spuntare i suoi cloni in miniatura: STUPRO TUA SORELLA 2, STUPRO TUA SORELLA 3.0, STUPRO TUASORELLA 5.0 e così via. Adesso, Twitter sta subendo un terremoto: centinaia di account, una volta scoperto quanto avvenuto, non solo hanno fatto in modo di far chiudere il canale originario, ma chiedono a gran voce l’intervento della polizia postale, di Laura Boldrini, e persino di Chiara Ferragni e Fedez, per portare visibilità alla vicenda.
Oltre all’indignazione e alla rabbia, però, emerge la paura e il senso di insicurezza. “Sono troppo devastata da questa storia dei gruppi. Non rispondo neanche più al mio ragazzo, e quel poverino non c’entra nulla”, “Questa storia di Telegram mi fa sentire sinceramente male e ho solo voglia di rendere privato ogni mio social pubblico”. Ma c’è anche chi rivendica la legittimità dei gruppi: “Ora ti lamenti? Sei seguita da più di 10k di persone, e pensi che tra di loro non ci sia qualcuno che ha canali su telegram?”, “Ingenuotte”, “Cybercagna”.
In altre parole: se condividi un tuo selfie sui social, un po’ te lo dovevi aspettare. Che è come dire: non camminare per strada da sola, se non vuoi correre il rischio di essere stuprata. La vicenda richiama sgradevolmente quanto avvenuto di recente in Corea del Sud: sempre su Telegram, è stato scoperto un giro di ricatti sessuali che ha preso di mira decine di donne, tra cui molte minorenni, costringendole a quella che le autorità hanno definito come “schiavitù virtuale”. Il suo creatore, il 25enneCho Ju-Bin, adesso deve affrontare accuse di violazione della legge sulla protezione dei minori, della legge sulla privacy e degli abusi sessuali, nonché di abusi, minacce e coercizione.