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“I tamponi rapidi non sono affidabili. Circa il 50% sono falsi negativi”: lo studio del Ceinge di Napoli

Immagine di copertina
credit: ansa foto

I tamponi rapidi per il Covid 19 non sono affidabili. Questo è quanto emerge dallo studio del Ceinge di Napoli, secondo cui il 50% sono falsi negativi. Seppure siano uno strumento veloce e anche comodo – basta, infatti, recarsi in farmacia per effettuare il test – sembrano essere il tallone d’Achille di questa lotta al coronavirus, come ha detto Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute: “Con la variante Delta, un positivo contagia 6-7 persone. Per ora l’aumento dei contagi in Italia è incrementale, il rischio è che diventi esponenziale”, ha puntualizzato.

I tamponi rapidi “Sono test con una sensibilità estremamente bassa, tanto che i casi positivi sono attualmente rilevati dallo 0,2% dei test rapidi e dal 6% dei molecolari. Inoltre, abbiamo il 50% di falsi negativi” ha detto il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca. A due giorni dal contagio, poi “Il virus inizia a replicarsi, dopo 48 ore diventa visibile al test molecolare, che è in grado di scattare una fotografia molto dettagliata; a confronto il test rapido fornisce un’immagine sgranata” e ha aggiunto anche “il soggetto che si sottopone a tampone si sente autorizzato a esporsi a quell’evento per il quale ha ottenuto un Green pass temporaneo senza di fatto avere alcuna protezione”.

L’epidemiologo Donato Greco ha detto al Corriere della sera che “Tra i tamponi non sono paragonabili i molecolari, molto più affidabili perché esaminano un frammento dell’acido nucleico, e gli antigenici che rilevano una parte della proteina spike”.
Uno dei primi a bocciare i test rapidi è stato Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova. I tamponi antigenici utilizzati in Veneto “si lascerebbero sfuggire tre positivi ogni dieci, con una percentuale di falsi negativi che si attesta al 30%” ha detto.

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