Stupro Palermo, Ermal Meta si rivolge a Giorgia Meloni: “Basta violenze, servono pene severe”
Stupro Palermo, Ermal Meta si rivolge a Giorgia Meloni: “Basta violenze, servono pene severe”
Ermal Meta torna a parlare dello stupro di Palermo. Dopo le polemiche per il post in cui si augurava che in carcere gli autori della violenza finissero “sotto 100 lupi”, il cantautore ha precisato che la sua non voleva essere “un’invettiva contro la giustizia italiana da cui mi sento rappresentato”. “Non mi interessa fare polemica ma voglio portare la voce di chi ha paura di parlare”, ha aggiunto.
“Tantissimi non hanno denunciato per paura e mancanza di fiducia. La maggior parte di chi ha denunciato, poi, non è stato creduto”, ha affermato in un video, in cui ha rivolto un appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni “alla donna, alla mamma, alla cristiana. Io non l’ho votata ma sono qui, disponibile se posso fare qualcosa, per cambiare tutto questo”.
“Faccio fatica a parlare in questo momento perché io ho continuato a leggere e ripostare quello che mi arriva perché devono sapere tutti. Questo silenzio degli innocenti deve finire”, ha detto Meta. “Le persone sono cause perse quando sono lasciate da sole e nessuno le ascolto e dà peso al dolore dell’altro. Stiamo parlando delle nostre sorelle, delle nostre fidanzate, delle nostre mamme, in alcuni casi delle nostre nonne. È una questione di umanità”, ha continuato.
“Non è una questione di occhio per occhio, perché così si lascia il mondo cieco. Sono d’accordissimo sulla rieducazione e sull’educazione in primis. Le persone si possono rieducare ma senza la giusta pena, la pena proporzionata al danno che fanno nulla può accadere: nessuno ha paura della rieducazione ma si può avere paura della pena”, ha precisato.
L’artista si è detto “molto scosso e credo lo sarò per diversi giorni ancora. Io vorrei rivolgere un appello alla presidente Meloni, non so se è giusto o meno farlo ma voglio farlo. Io non ho votato per lei ma lei è anche la mia presidente come di tutte queste donne. Mi rivolgo a lei: non crede sia giunto il momento di finire questa mattanza? siamo d’accordo tutti, se posso essere utile sono a sua totale disposizione. Tutti insieme si può fare qualcosa. Con rispetto”.