Una studentessa si laurea con 109 e fa causa all’università: “Meritavo di più”
Il ricorso della giovane padovana, però, è stato respinto dal Tar
Una studentessa ha trascinato in tribunale non solo il suo ateneo, l’Università di Padova, ma anche il ministero dell’Istruzione. Chiara Morossi, ragazza di 28 anni laureata in lingue e letterature europee e americane, non ha accettato il voto che le è stato assegnato durante la proclamazione.
La giovane, secondo il Corriere del Veneto, era convinta di poter raggiungere il massimo punteggio – 110 – per la fine del suo ciclo di studi magistrale. E invece la (deludente) votazione ricevuta dalla commissione è stata 109.
Cos’è successo
Il risultato ottenuto durante la prova finale – che si è tenuta il 28 novembre 2018 – non ha convinto Morossi. Per la ragazza padovana, infatti, si è trattato di una disputa sorta nella commissione stessa. La studentessa si era effettivamente presentata con 104,58 come voto di partenza. Una cifra che poteva essere arrotondata sia per eccesso che per difetto.
“Si misero perfino a litigare, ma la presidente rifiutò di tornare sui suoi passi. Per un attimo ho avuto la sensazione che quel mezzo punto fosse solo il pretesto per un regolamento di conti interno alla commissione” ha affermato la ragazza. La commissione le aveva assegnato cinque punti per la discussione. Che, sommati ai 104, hanno fatto aggiudicare a Morossi la votazione di 109.
“Ero felice per aver concluso il ciclo di studi, ma ero anche molto amareggiata per non aver ottenuto il massimo del punteggio, che credo di aver meritato” ha aggiunto la ragazza.
Il Tar – il tribunale amministrativo regionale – non ha dato ragione alla giovane laureata e ha rigettato il ricorso. L’organo giudiziario, infatti, ha ammesso che anche se Morossi ha tutto il diritto a voler “conseguire l’annullamento del provvedimento, potendo da esso ricavare quantomeno un vantaggio morale”, l’arrotondamento del punteggio di partenza non ha una grande importanza. “Perché – ha scritto il quotidiano – per quanto se ne sa, la commissione potrebbe aver rivisto all’insù quei cinque punti attribuiti alla tesi, trasformando un 108,5 in un 109”.
“Il giudizio della commissione di laurea è espressione di discrezionalità tecnica e la commissione è l’unica autorità abilitata a esprimere il voto a seguito della discussione orale della tesi – è stato stabilito dalla sentenza – senza poter essere in ciò condizionata dalla media dei voti riportata dal candidato nei singoli esami”.