Strage Mottarone, Eitan è fuori pericolo e lascia la rianimazione. La lettera della zia: “Realizzeremo i suoi sogni”
Dall’ospedale arrivano notizie incoraggianti: Eitan, il bambino di 5 anni sopravvissuto alla tragedia della funivia Stresa-Mottarone, non è più in pericolo di vita. Dal reparto di rianimazione è stato trasferito in quello di degenza: “Le condizioni sono in significativo miglioramento e la prognosi è stata sciolta. È in costante miglioramento sia dal punto di vista del trauma toracico sia dal punto di vista del trauma addominale”, si apprende da fonti mediche dell’ospedale Regina Margherita di Torino dov’è ricoverato.
Nella caduta della cabina, domenica 23 maggio, Eitan ha perso il papà Amit, la mamma Tal, il fratellino di due anni Tom e i bisnonni Barbara e Itshak. Anche lui per giorni ha lottato tra la vita e la morte. Da domenica Eitan, aiutato dalla zia Aya, e dalla nonna materna, ha incominciato a mangiare cibi leggeri ed è in continuo miglioramento.
Da Israele è arrivato a Torino, insieme ad altri parenti, Nadav Biran, fratello di Amit e Aya. Ed è con una lettera che Aya, che dal giorno dell’incidente è sempre stata con il nipote, ha voluto salutare per l’ultima volta la sua famiglia: “Mio Amit, mio piccolo fratellino, mia amata Tal-Tal e nostro Tomi-Tom. Non ho parole per descrivere quanto ci mancherete. Quando ci avete raggiunto a Pavia, Eitan aveva solo un mese, le mie bimbe due e 18 mesi. Per la prima volta da anni abbiamo avuto una famiglia in Italia”. “Abbiamo condiviso – si legge ancora nella lettera – la crescita dei bambini, li abbiamo allattati insieme, visti sviluppare l’armonia che c’è tra due fratelli. Sapevamo che ci saremmo sempre stati gli uni per gli altri”.
Intanto continua la gara di solidarietà. I detenuti della Casa Circondariale ‘Santa Bona’ di Treviso hanno avviato una raccolta di fondi da destinare al piccolo. Un’iniziativa a cui si è unita anche la direzione del carcere. Sulla drammatica vicenda è intervenuta la garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Carla Garlatti, chiedendo di evitare che l’attenzione suscitata da quanto accaduto “finisca per diventare, in nome di un sentimento pietoso, una forma di sfruttamento”.