Strage di Ustica, Amato: “Il Dc9 fu abbattuto da un missile francese. L’Eliseo chieda scusa”
Secondo Giuliano Amato il Dc9 dell’Itavia precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980 è stato abbattuto da un missile francese. In un’intervista a Repubblica, l’ex premier precisa: “Era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi, ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi”.
“Dopo quarant’anni – prosegue Amato – le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia. Perché continuare a nascondere la verità? È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato, o meglio, un segreto di Stati. Potrebbe farlo il presidente francese Macron, anche anagraficamente molto lontano da quella tragedia. E potrebbe farlo la Nato, che in tutti questi anni ha tenacemente occultato ciò che accadde nei cieli italiani. Chi sa ora parli: avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la Storia”.
“La versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani e di chi partecipò alla guerra aerea nei nostri cieli la sera di quel 27 giugno. Si voleva fare la pelle a Gheddafi in volo su un Mig della sua aviazione. Il piano – dice ancora Amato – prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, con molti aerei in azione, nel corso della quale sarebbe dovuto partire un missile contro il leader libico. L’esercitazione era una messinscena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come un incidente involontario”.
“Gheddafi fu però avvertito del pericolo e non salì sul suo aereo. Avrei saputo più tardi, ma senza averne prova, che era stato Bettino Craxi ad avvertirlo del pericolo nei cieli italiani. E il missile sganciato contro il Mig libico finì per colpire il Dc9 dell’Itavia che si inabissò con dentro ottantuno innocenti. L’ipotesi più accreditata è che quel missile sia stato lanciato da un caccia francese partito da una portaerei al largo della costa meridionale della Corsica o dalla base militare di Solenzara, quella sera molto trafficata”.
“La Francia su questo non ha mai fatto luce. Mi chiedo perché – conclude Amato – un giovane presidente come Macron, anche anagraficamente estraneo alla tragedia di Ustica, non voglia togliere l’onta che pesa sulla Francia. E può toglierla solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione”.