Strage di Bologna, spunta l’ipotesi di una 86esima vittima
Strage di Bologna, spunta l’ipotesi di una 86esima vittima
Una 86esima vittima della straga di Bologna mai identificata. È la nuova ipotesi che si fa strada in seguito a nuove perizie del tribunale di Bologna. Una perizia della Corte d’Assise ha infatti stabilito che il dna dei resti contenuti nella bara che si credeva custodisse le spoglie di Maria Fresu non corrisponde al suo. La perizia era stata richiesta nell’ambito del processo contro Gilberto Cavallini, accusato di aver concorso alla strage del 2 agosto 1980.
I resti contenuti nella tomba, un osso della mano e un lembo facciale, sono stati confrontati col dna del fratello e della sorella vittima dell’attentato Maria Fresu e non corrispondono. L’ipotesi che ci possa essere una 86esima vittima mai identificata era già emersa nei mesi scorsi, e adesso trova una nuova prova a favore. Potrebbe addirittura trattarsi di un attentatore o una attentatrice.
C’è però chi pensa invece che quei resti in realtà possano appartenere a un’altra delle 85 vittime già accertate. “Non esiste vittima ulteriore rispetto a quelle note, parlare di 86esima vittima è azzardatoIl giorno della strage io c’ero e sono stato in obitorio per il riconoscimento dei miei familiari, c’era una confusione incredibile, niente di più facile che in quella bara ci siano finiti i resti di altre vittime”, ha dichiarato Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto.
Per scoprire a chi appartengono i resti a questo punto bisognerebbe fare il test del dna a tutte le altre vittime, ma si tratta di una strada impraticabile.
Al momento non sembra esserci soluzione al giallo.
Dopo l’attentato alla stazione di Bologna furono trovati pochissimi resti di Maria Fresu: una mano con 3 dita, uno scalpo con lunghi capelli neri, un osso mandibolare con tre denti, le due arcate sopraccigliari e un occhio. L’ipotesi fu quella che il corpo era stato disintegrato dalla bomba.