Mostrata la lettera scritta da Stefano Cucchi la sera prima di morire: “Per favore rispondimi”
Il legale Fabio Anselmo: “Voleva vivere”
Cucchi, mostrata l’ultima lettera di Stefano la sera prima di morire: “Per favore, rispondimi”
“Volevo sapere se potevi fare qualcosa per me, per favore rispondimi”. L’ultimo appello, la sera prima di morire, scritto in una lettera. Firmato Stefano Cucchi.
Nell’Aula bunker di Rebibbia a Roma, dove si svolge il processo Cucchi bis, è stato l’avvocato della famiglia del geometra romano, Fabio Anselmo, a mostrare la missiva che il ragioniere romano scrisse il giorno prima di perdere la vita.
Caso Cucchi, per la prima volta mostrato l’appello all’amico Francesco
Una lettera indirizzata a Francesco, operatore del Ceis, la sua comunità terapeutica: “Caro Francesco sono al Sandro Pertini, in stato d’arresto. Scusa se stasera sono di poche parole ma sono giù di morale e posso muovermi poco”.
“La grafia è quella di una persona fortemente sofferente. Noi ne siamo entrati in possesso in modo rocambolesco”, ha ricordato lo stesso Anselmo in Aula al processo. E ancora: “Si è sostenuto che Stefano Cucchi non avesse voglia di vivere, ma non era così. E questa lettera ne è una prova”. Perché, ha ricordato l’avvocato della famiglia Cucchi, fu scritta la sera del 21 ottobre 2009. Cucchi sarebbe deceduto il giorno seguente.
L’esistenza della lettera era già stata conclamata nel 2010: il Tg1 ne rese noto il contenuto, ma oggi è stata mostrata per la prima volta una copia dell’originale.
Oltre a prendere visione della lettera, durante il processo in aula, il pm Giovanni Musarò ha chiesto la condanna a 18 anni per i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro accusati di omicidio preterintenzionale.
La lettera di Stefano Cucchi tra i suoi effetti personali
Quel foglio di carta in cui il 32enne chiedeva aiuto, chiuso in una busta, era tra le cose che Cucchi aveva con sé quando è morto come dimostrava l’inventario redatto all’ospedale “in riferimento al decesso del detenuto”, con l’elenco degli “effetti personali”, restituiti al carcere di Regina Coeli.
Il ragioniere romano, che venne arrestato una settimana prima del decesso, aveva trascorso al Ceis circa 8 mesi. Nel 2010, Francesco, il destinatario della lettera del ragazzo, disse: “Io dell’esistenza della lettera sono venuto a conoscenza attraverso i telegiornali. Non l’ho mai vista né so come sia arrivata alla sede del Ceis di via Ambrosini”.