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“Dentro lo Stato c’è un servizio segreto parallelo che spia gli italiani”

Immagine di copertina
Credit: Pixabay

Tra le pieghe degli apparati dello Stato esiste una una sorta di servizio segreto parallelo che sfugge al controllo delle istituzioni, una cellula clandestina formata da militari ed ex militari, alle dipendenze della Presidenza del Consiglio o del Ministero della Difesa: una rete di funzionari infedeli che accedono alle banche dati dello Stato ed estraggono notizie riservate su persone e imprese italiane per venderle a chi è interessato.

Si fanno chiamare “Squadra Fiore” e a rivelarne l’esistenza è il giornalista Fabrizio Gatti sul giornale online Today.it.  Gatti ha ricostruito parte dell’attività di questa struttura clandestina basandosi su documenti e su una serie di testimonianze rese da alcuni whistleblower sotto tutela di anonimato.

La rete in questione non avrebbe legami con Pasquale Striano, il luogotenente della Guardia di Finanza indagato dalla Procura di Perugia per i presunti accessi abusivi alle banche dati della Direzione nazionale antimafia, né sarebbero provati contatti con organi giudiziari come la Dna o con i mezzi d’informazione.

La Squadra Fiore trafficherebbe in particolare documenti come le “Sos”, le segnalazioni di operazioni sospette della Banca d’Italia, e le comunicazioni dello Sdi, il sistema d’indagine del Ministero dell’Interno. Venderebbe queste informazioni a soggetti italiani e anche stranieri in cambio del pagamento di somme che arrivano anche a 250mila euro.

“Una volta portati all’esterno, o caricati su una cloud digitale, i file diventano così munizioni in grado di condizionare la vita professionale e privata di imprenditori impegnati ad affrontare le sfide del mercato internazionale, la concorrenza esterna e interna ai processi di fusione”, si legge su Today.it.

A far parte di questa cellula segreta interna agli apparati statali sarebbero “specialisti formati negli anni al Centro intelligence interforze del reparto informazioni e sicurezza della Difesa, esperti esterni assegnati all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale che dipende dalla Presidenza del consiglio e militari delle forze dell’ordine”.

La Squadra Fiore avrebbe anche alcuni uffici a sua disposizione, uno dei quali si troverebbe in un lussuoso appartamento affacciato su piazza Bologna a Roma.

“Durante le riunioni – scrive Gatti – le stanze vengono protette da un potente jammer, un disturbatore di frequenze in grado di neutralizzare i telefonini dei presenti ed eventuali intercettazioni ambientali a distanza”.

In base a quanto ricostruito la rete si presenta ai propri clienti come la rappresentanza romana di una società privata di investigazioni di New York (società che in realtà non esiste).

La cellula, inoltre dispone di propri mezzi civetta: “I testimoni hanno mostrato a Today.it la foto di un Suv Alfa Romeo Stelvio con lampeggiante blu sul cruscotto e paletta bianca e rossa ministeriale a disposizione del gruppo di piazza Bologna. Almeno uno dei membri è stato fotografato perfino durante un pedinamento. I whistleblower però non sono in grado di precisare se questa attività clandestina venga svolta durante il tempo libero o negli orari di servizio, costituendo così un ulteriore danno a carico dello Stato”.

LEGGI ANCHE: Inchiesta TPI – Chi è Massimo Osanna, l’uomo più potente dei Beni culturali italiani (finito nel mirino di Anac e Corte dei Conti)

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