Spostamenti tra regioni, cosa succede con l’arrivo di Mario Draghi: i 4 possibili scenari
Nuovo Dpcm, spostamenti tra regioni verso la proroga
Le varianti del virus arrivate in Italia (inglese, brasiliana e sudafricana) e l’insediamento del nuovo governo guidato da Mario Draghi potrebbero fare slittare la riapertura delle Regioni. Secondo l’ultimo Dpcm, infatti, la fine del divieto della mobilità tra le Regioni è prevista per lunedì 15 febbraio, ma le indiscrezioni più accreditate ci dicono che la restrizione non decadrà, al contrario pare verrà prorogata al 5 marzo, giorno in cui scadrà l’intero Decreto firmato da Giuseppe Conte.
Il nuovo esecutivo dovrà quindi rivalutare tutte le misure anti Covid adottate dal governo precedente. Il tema dello spostamento tra Regioni non è ancora arrivato ufficialmente sul tavolo di Draghi, impegnato in questi giorni nelle consultazioni con le diverse forze politiche, ma potrebbe essere il suo primo decreto vista l’imminente scadenza. Ma questa non è l’unica strada, l’esecutivo uscente potrebbe anche intervenire in extremis. Potrebbe essere quindi il primo decreto Draghi o l’ultimo di Conte. Tutto dipende dai tempi in cui il nuovo governo si insedierà.
Covid, le nuove misure: 4 scenari possibili
Primo scenario: nessun provvedimento. Il divieto di spostamento tra Regioni decade il 15 febbraio, come era già previsto. E non verrà adottato alcun nuovo decreto. A quel punto se così fosse dal 16 febbraio si potrebbe tornare a circolare liberamente senza regole. È di certo l’ipotesi più improbabile.
Secondo scenario: Decreto di Draghi prima della fiducia. Il governo Draghi si insedia ma non ha ancora la fiducia delle Camere, ma potrebbe comunque firmare un decreto. Basta il giuramento per consentire l’adozione di un provvedimento urgente per la sicurezza e la salute del Paese.
Terzo scenario: provvedimento ponte fino al 5 marzo. Viene prorogato fino al 5 marzo, data di scadenza del Dpcm, il divieto di spostamento tra Regioni.
Quarto scenario: l’intervento del governo uscente in extremis. Come riporta Repubblica, “se il governo Draghi non dovesse ancora aver giurato e fosse dunque ancora in sella per gli affari correnti quello uscente Conte e i suoi ministri potrebbero pure decidere di accollarsi la responsabilità della proroga, magari con una sorta di ombrello protettivo del Quirinale per adottare una decisione che, a questo punto, perderebbe il suo valore politico e sarebbe adottata solo come provvedimento d’urgenza”.