Mentre in Italia è emersa una circolazione della variante inglese in quasi il 20 per cento dei positivi al Covid, molte persone si chiedono se questo tipo di mutazione possa causare sintomi diversi o più gravi rispetto alla forma del virus che conosciamo. “Fino a questo momento le varianti più preoccupanti non sembrano causare sintomi più gravi in nessuna fascia di età”, si legge tra le Faq (domande frequenti) pubblicate sul sito dell’Iss. Ma se i sintomi della variante inglese non sono più gravi, sono comunque in qualche modo diversi rispetto a quelli del Sars-Cov-2 finora conosciuto?
A provare a rispondere a questa domanda è stato uno studio sulla sintomatologia del Covid, condotto dal programma Real-time Assessment of Community Transmission (REACT) dell’Imperial College di Londra e commissionato dal Department of Health and Social Care e viene svolto in collaborazione con Imperial College Healthcare NHS Trust e Ipsos MORI.
Nuovi sintomi
Innanzitutto lo studio, condotto su un campione di oltre un milione di persone e basandosi su tamponi e questionari raccolti tra giugno 2020 e gennaio 2021, ha individuato alcuni nuovi sintomi legati al contagio del virus (a prescindere dalle eventuali varianti) e che si aggiungerebbero ai classici “segnali” della presenza della malattia, come perdita dell’olfatto e del gusto, febbre e tosse persistente. Tra i nuovi sintomi rilevati ci sono, ad esempio, brividi, perdita di appetito, mal di testa e dolori muscolari.
L’identificazione dei sintomi corretti è fondamentale per la strategia di testing, come ha spiegato il professor Paul Elliott, direttore del programma REACT. “Questi nuovi risultati suggeriscono che molte persone con Covid-19 non vengono sottoposte a test – e quindi non si autoisoleranno – perché i loro sintomi non corrispondono a quelli utilizzati nelle attuali linee guida sulla salute pubblica per aiutare a identificare le persone infette”, ha spiegato Elliott, citato dal Messaggero.
Nel Regno Unito la popolazione è incoraggiata a fare un test Covid-19 in presenza di almeno uno dei quattro sintomi classici: perdita del senso del gusto, perdita dell’olfatto, febbre, nuova tosse persistente. Gli autori dello studio stimano che gli attuali tamponi raccoglierebbero circa la metà di tutte le infezioni sintomatiche se tutti i soggetti con queste caratteristiche fossero testati. Ma con l’inclusione dei nuovi sintomi aggiuntivi individuati, i test potrebbero portare alla luce fino a tre quarti delle infezioni in cui si manifesta sintomatologia.
Covid, come variano i sintomi a seconda dell’età
Lo studio britannico ha rilevato alcune variazioni nei sintomi a seconda dell’età dei pazienti. I brividi erano comuni in tutte le età, invece mal di testa sono stati segnalati nei giovani di età compresa tra 5 e 17 anni, la perdita di appetito è stata registrata tra i 18 e i 54 anni e negli over 55, mentre i dolori muscolari nelle persone di età compresa tra 18 e 54 anni. I bambini tra 5 e 17 anni avevano meno probabilità di riportare febbre, tosse persistente e perdita di appetito rispetto agli adulti.
Sintomi e varianti
I ricercatori hanno inoltre verificato se, con l’aumento della diffusione della variante inglese, la tipologia di sintomi sia cambiata. L’analisi è ricavata da dati raccolti tra novembre e dicembre, quando la Public Health England (PHE) ha stimato che la variante costituisse circa il 16 cento delle infezioni, con dati simili raccolti a gennaio, quando si stima che l’86 per cento delle infezioni provenisse da la variante. Il confronto ha rivelato l’aumento della percentuale di persone risultate positive con tosse persistente, e una diminuzione dei sintomi di perdita e cambiamento di olfatto come elementi predittivi del Covid-19.
“Con il progredire dell’epidemia e l’emergere di nuove varianti, è essenziale continuare a monitorare come il virus colpisce le persone in modo che i programmi di test soddisfino le mutevoli esigenze”, ha dichiarato Joshua Elliott, della School of Public Health dell’Imperial College di Londra. “Ci auguriamo che i nostri dati aiuterà a fornire indicazioni per il test e lo sviluppo di sistemi che potrebbero aiutare a identificare meglio le persone che dovrebbero fare un test Covid-19 in base ai loro sintomi”.