Silvia Romano, i dettagli sul rapimento: “I sequestratori non le hanno torto un capello, l’hanno protetta”
Silvia Romano, i dettagli sul rapimento: “I sequestratori l’hanno protetta”
Alberto Fumagalli, zio di Silvia Romano, ha svelato qualche particolare in più sul sequestro e sui primi giorni di prigionia della ragazza rapita in Kenya a fine 2018 e libera lo scorso 9 maggio. “Quando è stata consegnata alla banda di rapitori per prima cosa ha chiesto come si scrivevano in arabo i loro nomi e loro, stupefatti, glieli hanno disegnati con i bastoncini sulla terra, mentre calava il sole. Non le hanno torto un capello, le hanno portato rispetto e noi questo non potevamo neanche sperarlo. Dei rapitori dice che avevano un atteggiamento protettivo. Uno solo parlava un po’ di inglese. Certo era il loro bene economico più prezioso, l’oggetto del possibile riscatto, e dovevano preservarla anche per quello, ma forse è riuscita ad ottenere qualcosa di più. A lei è impossibile non voler bene”, ha dichiarato lo zio din un’intervista al Corriere della Sera.
L’uomo, insieme ai genitori e alla sorella, è l’unico confidente della 24enne rientrata in Italia dopo 18 mesi di prigionia. La decisione di convertirsi all’Islam, annunciata da Silvia Romano al suo arrivo a Ciampino, ha destato molto clamore e polemiche. È nata una vera campagna d’odio ai danni della cooperante milanese che ha dovuto rivolgersi alla Procura per le tante minacce ricevute.
“Ci chiede di avvicinarci a quello che ha vissuto nei 18 mesi più lunghi della sua vita e a noi viene naturale farlo”, racconta ancora lo zio. “Ha usato tutte le risorse con una straordinaria forza di volontà, capacità di adattamento e resilienza. Ci fa sentire qualche parola in arabo, racconta la religione che le è servita per sopravvivere, adesso avrà tutto il tempo per decidere quale vita costruire, che tipo di donna diventare”.
Nel frattempo vanno avanti le indagini della Procura di Roma per incastrare tutti i colpevoli del rapimento di Silvia Romano: sono in corso perquisizioni dei carabinieri del Ros nella sede della Onlus Africa Milele. La notizia, anticipata dal Tg3, viene confermata all’AGI da fonti investigative. La sede della Onlus si trova a Fano (Pesaro), dove vive Lilian Sora, la responsabile dell’associazione che aveva organizzato il viaggio di Silvia romano a Chakama, in Kenya. Qui la giovane era stata rapita il 20 novembre 2018 da parte di una banda di militanti islamici di Al Shabaab.
L’inchiesta della procura di Roma è al momento a carico di ignoti. nella sede di Fano della Onlus i militari hanno acquisito documenti. e materiale informatico contenuto in computer e telefoni. Al centro delle verifiche le condizioni di sicurezza in cui era stata mandata a lavorare la giovane milanese.
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