In Kenya è iniziato il processo a due rapitori di Silvia Romano
Il tribunale è stato allestito a Chakama, il villaggio in cui la volontaria è scomparsa otto mesi fa
Silvia Romano, iniziato il processo a due rapitori di Silvia Romano
Il processo ai rapitori di Silvia Romano, scomparsa in Kenya il 20 novembre 2018, è iniziato ieri a Chakama, a 80 chilometri da Malindi. Il tribunale è stato allestito in una scuola elementare del villaggio in cui si sono perse le tracce della volontaria, dove i magistrati hanno portato i due membri della banda dei rapitori arrestati lo scorso 26 dicembre. È stato fermato anche un terzo uomo, un cittadino somalo di 36 anni, che, trovato in possesso di una delle armi utilizzate nel blitz in cui sono rimasti feriti anche due minori, ha ammesso le sue responsabilità.
Oggi, martedì 30 luglio, interverrà la Corte di Malindi.
Come scrive il portale degli italiani in Kenya, malindikenya.net, diretto da Freddie Del Curatolo, i due accusati hanno ammesso le loro responsabilità e hanno già collaborato con le autorità locali rivelando informazioni considerate credibili. Sono stati loro a rendere noto che Silvia Romano fosse ancora viva a Natale e che sia stata poi ceduta a un’altra banda criminale, più organizzata e in grado di portare avanti le trattative sul riscatto.
La decisione di aprire l’udienza nel luogo del rapimento, riporta Agi, sarebbe dovuta alla necessità dei magistrati di potere ascoltare tutti i testimoni che, per una mancanza di risorse, non avrebbero potuto affrontare un viaggio fino a Nairobi o Malindi. A essere ascoltate anche le persone ferite dai colpi di fucile AK 47, esplosi prima dell’irruzione nella stanza che ospitava la volontaria.
Le indagini: cosa sappiamo finora
Le ultime notizie, emerse lo scorso 15 luglio durante un vertice tra le autorità italiane e keniane, parlavano del fatto che Silvia Romano fosse viva il giorno di Natale. È uno dei pochi punti fermi, insieme al fatto che, probabilmente dopo quella data, intorno a metà gennaio, la giovane volontaria sia passata di mano a un nuovo gruppo di sequestratori. Più organizzati e capaci di portare avanti le trattative, avanzando richieste, con i negoziatori.
Le ricerche e le attività di intelligence stanno proseguendo e, dopo alcune iniziali difficoltà tra le autorità italiane e quelle keniane, si stanno ora muovendo insieme per acquisire il nuovo materiale probatorio raccolto dalle autorità locali e per identificare gli altri appartenenti alla banda dei sequestratori.