La donna che ha fatto condannare gli haters leghisti: “Non potevo lasciar correre”
C’era quel film con Gwyneth Paltrow, vi ricordate Sliding Doors? Lei che prende la metropolitana. Subito dopo, sempre lei non riesce per una frazione di secondo a prendere la stessa metropolitana. Si aprono due destini. Chissà Silvia Benaglia quante volte si sarà chiesta cosa sarebbe cambiato se quella sera non fosse andata in piazza Maggiore a Bologna.
Era il 14 novembre 2019 e, come ci racconta, “c’era tutta Bologna, quella sera, per la prima iniziativa delle Sardine”. “Io ero con un bel gruppo: era una piazza bellissima ed emozionante”, racconta. “A un certo punto, insieme a due amiche, veniamo avvicinate da quello che scoprirò essere un inviato di Repubblica che chiede di fotografarci. Noi acconsentiamo e continuiamo a goderci quella storica serata”.
Passano due giorni e cosa accade?
“Repubblica fa un articolo raccontando il successo clamoroso della serata e di come stesse cominciando a crescere il movimento delle Sardine e, a corredo, mette la nostra foto. Nulla di eclatante. Ma questo è solo l’inizio. Passa qualche ora e la pagina di Salvini riposta l’articolo.
Non contento, successivamente decide di fare un secondo post solo con la foto citando ‘Silvia Benaglia, assessore nel Comune di Pianoro’ aggiungendoci un estratto dal mio Facebook completamente decontestualizzato e che non parlava di lui, nel tentativo di dimostrare che le Sardine erano legate a doppio filo col Pd. Post che ha girato su tutte le pagine e gruppi della Lega con quasi 15 milioni di follower”.
Come ti sei accorta di quello che stava accadendo?
“Ero in una riunione e il telefono ha cominciato a mandarmi notifiche senza sosta soprattutto su Messenger e Twitter: erano sconosciuti che mi insultavano o conoscenti che mi dicevano ‘Oh, ma cosa sta succedendo?’.
Da quel momento sono partiti tre giorni d’inferno: ho ricevuto migliaia di messaggi senza sosta. Hanno persino scoperto l’agenzia immobiliare per cui lavoro e hanno cominciato a riempirla di recensioni negative. Gente che abitava a centinaia di chilometri da Pianoro e scriveva ‘Fate schifo’”.
A quel punto un’ulteriore sliding doors: aspettare che passi la bufera oppure agire. Tu hai scelto la seconda ipotesi.
“Io sono assessore di un piccolo Comune della provincia bolognese, non ho tessere di partito e vengo dall’associazionismo. Non potevo, anche per la mia carica pubblica, lasciare correre. Non potevo vedere la faccia spaventata dei miei genitori né leggere tutte quelle cose abominevoli. Gente che mi scriveva ‘Ti vengo a prendere sotto casa e vedrai che fine fai’.
La decisione definitiva me l’hanno fatta prendere gli insulti sessisti, legati al mio essere donna. Persone che mi auguravano stupri e tutto un corollario a cui non voglio nemmeno più pensare. Allora mi sono rivolta un’associazione”.
E qui comincia la fase due.
“Sì, perché è diventato immediatamente nuovamente un caso mediatico ed è ripartito tutto il brutto gioco dei messaggi, commenti e via dicendo. Con una sostanziale differenza, questa volta: tante persone mi hanno dimostrato solidarietà, spronato ad andare avanti, dato coraggio. E ho capito che dovevo continuare.
Con l’avvocato abbiamo deciso di raccogliere i commenti sotto i post di Salvini e della Lega: i più brutti, i più crudi, quelli con la peggiore connotazione sessuale. Di questi la polizia postale ha individuato una trentina di persone che sono state denunciate penalmente. Qualche settimana fa sono stati emessi i primi decreti di condanna, altri sono al vaglio del giudice. In seguito a questa azione penale agiremo anche civilmente”.
In questi mesi hai avuto modo di capire cosa spinga la gente a comportarsi così?
“’Come ti viene?’ è la vera domanda a cui non sono ancora riuscita a rispondere. Come persone, molte donne anche di 60 o 70 anni, possano pensare di scrivere così contro una ragazza di 28. È gente alienata dalla realtà, che vive il web come un mondo parallelo, dove pensa di poter scrivere e fare quello che vuole senza conseguenze”.
Dopo la condanna di alcuni responsabili hai avuto grande solidarietà non solo dalla gente comune ma anche dalla politica…
“Mi ha commosso il post che mi ha dedicato sui social Laura Boldrini, una donna che rappresenta per me il massimo punto di riferimento politico e che sa cosa mi è successo, visto che a lei capita all’ennesima potenza. Per il resto se c’è una cosa che questa esperienza mi lascerà è che le testimonianze di affetto, i messaggi di vicinanza, la solidarietà nella mia battaglia hanno superato di gran lunga tutto il resto dello schifo. Questa è stata la grande lezione di vita che mi è rimasta, ora spero che la mia storia possa diventare tale anche nell’avvocatura creando un precedente per chi si troverà nella stessa situazione”.
Ma di queste persone che ora stanno subendo un processo, qualcuno ha provato a contattarti per scusarsi o semplicemente per dire “Guardi, ho esagerato: ammetto di avere fatto una cazzata”?
“No, nemmeno una”. Questi soggetti nemmeno una seconda, intelligente, possibilità si concedono.
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