Si sveglia dopo un mese di coma e racconta: “Così è morta la mia amica Marianna”
Paolo Zorzi, testimone del femminicidio di Montegaldella, nel vicentino, è fuori pericolo. Si è svegliato in ospedale convinto di doversi difendere dall'aggressore. Ecco la ricostruzione di quanto sarebbe accaduto l'8 giugno
Urlando. Così Paolo Zorzi si è svegliato dopo il coma farmacologico a cui era sottoposto dall’8 giugno, nella speranza di salvargli la vita. Il 45enne padovano ha riaperto gli occhi in ospedale, ma era convinto di trovarsi ancora di fronte al suo aggressore, Luigi Segnini: l’uomo che prima di attaccare lui avrebbe ucciso con 19 coltellate la 43enne Marianna Sandonà.
Zorzi ora – come riportato dal Corriere della Sera – è un testimone chiave per ricostruire la dinamica del femminicidio avvenuto a Montegaldella, nel Basso Vicentino, poco più di due mesi fa. Collega di Marianna, quel sabato di giugno – su richiesta della donna – l’aveva accompagnata all’ultimo incontro con l’ex di lei, per essere testimone della riconsegna di alcuni oggetti personali.
Era stata Marianna a chiudere la relazione con Segnini, camionista 38enne di Grisignano di Zocco, dopo un anno di convivenza. L’uomo non aveva accettato la fine della storia, si era rivolto ai carabinieri con l’obiettivo di denunciare l’ex compagna per diffamazione.
La donna temeva per la sua incolumità, aveva ricevuto minacce: per questo si era rivolta al collega chiedendogli di scortarla all’ultimo appuntamento con Segnini, di fronte al garage di quella che era stata la casa della coppia.
La ricostruzione dell’accaduto – «È sceso dall’auto con il coltello» ha raccontato Zorzi ai carabinieri, che lo hanno sentito al suo risveglio, un mese dopo il delitto. Poi Segnini avrebbe colpito la donna a più riprese “urlando come un pazzo”, armato di un coltello da sub lungo più di 10 centimetri. Quindi l’aggressione a Zorzi, intervenuto in difesa dell’amica e raggiunto da due coltellate. Infine il tentativo di suicidio, ferendosi più volte all’altezza del collo. Ma un intervento chirurgico d’urgenza all’ospedale di Vicenza l’aveva salvato.
Ora Segnini, accusato di omicidio volontario (a cui potrebbe aggiungersi l’aggravante della premeditazione) è in carcere a Padova.
Zorzi, dopo un mese di coma farmacologico e un polmone perforato, sta meglio, ma deve metabolizzare la perdita dell’amica.
Gli inquirenti stanno vagliando i contenuti dei telefoni della vittima e del presunto carnefice, nella speranza di ritrovare una registrazione audio che confermi cosa sia avvenuto durante gli ultimi istanti di vita di Marianna. Lei, che durante l’ultima cena di San Valentino, a febbraio 2019, chiedeva su Instagram: “Che cos’è l’amore?”.