Sgombero campo rom Giugliano, padre Alex Zanotelli a TPI: “Famiglie trattate peggio degli animali” | VIDEO
Il 10 maggio scorso 450 persone sono state sgomberate da un campo rom vicino Napoli senza alcuna soluzione abitativa. Associazione 21 luglio: "È un'emergenza umanitaria"
Sgombero campo rom Giugliano | C’è Ginevra che ha poco più di una settimana e vive nella macchina del papà. Ci sono alcune giovani donne incinte. E tutto intorno ci sono solo terreni agricoli, senza acqua né servizi igienici, in quello che per usare le parole di Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio, assomiglia a “un campo di guerra”.
Così si trovano a vivere le famiglie rom di Giugliano, nella città metropolitana di Napoli, dopo lo sgombero dello scorso 10 maggio, organizzato dall’amministrazione comunale.
In tutto sono 450 persone, di cui circa la metà sono bambini.
La loro condizione è stata denunciata pubblicamente in una conferenza stampa organizzata dall’Associazione 21 luglio e tenutasi oggi, mercoledì 15 maggio, presso la Sala Stampa di Montecitorio, alla presenza del deputato Riccardo Magi (+Europa) e di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano da anni attivo a Napoli. Erano presenti anche Enrico Muller, responsabile di CasArcobaleno di Scampia, e Nicola Palma, consigliere comunale di Giugliano.
Carlo Stasolla, in sciopero della fame da tre giorni per protestare contro l’abbandono istituzionale delle famiglie di Giugliano, spiega che in realtà ci sono stati tre sgomberi in un solo giorno.
Le famiglie sono state costrette a spostarsi da uno spazio all’altro della città in un drammatico gioco dell’oca senza soluzione il cui obiettivo – appare chiaro – era solo quello di farli andare via dal territorio comunale.
Sgombero campo rom Giugliano: chi sono le famiglie sgomberate
Per capire davvero la situazione in atto a Giugliano, bisogna conoscere la storia delle famiglie sgomberate. Padre Alex Zanotelli definisce la loro una vera e propria “via Crucis” (vedi sopra la video-intervista a TPI).
La comunità è giunta in Campania a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta. Si tratta di rom di origine bosniaca, alcuni dei quali sono arrivati in Italia per sfuggire alla guerra nell’ex Jugoslavia.
“La comunità si trovava in un insediamento di Giugliano almeno dal 2009/2011”, racconta Stasolla. “L’11 ottobre 2012, in piena emergenza nomadi, iniziarono gli incontri con l’allora ministro Andrea Riccardi”.
Pochi giorni dopo, il 23 ottobre, ci fu una protesta della popolazione locale contro l’insediamento e il 28 marzo 2013, con una delibera del commissario prefettizio – il comune era stato commissariato per infiltrazioni della Camorra – venne allestito il campo di “Masseria del pozzo“.
“Un campo famoso per l’uscita di biogas, perché si trovava al di sopra di una discarica”, spiega Stasolla. “Il 21 giugno 2016 questa comunità è stata sgomberata improvvisamente, senza notifiche, e ricollocata in un’area, dove sorgeva un’ex fabbrica di fuochi d’artificio“.
Le condizioni in cui versavano le persone in quest’area sono state definite letteralmente “inumane” in un rapporto di Amnesty International. “Era una fossa che si allagava quando pioveva”, spiega il presidente della 21 luglio.
In questo luogo, nonostante tutto, hanno vissuto le famiglie rom fino al 10 maggio scorso.
Sgombero campo rom Giugliano: cosa è successo
Il 5 aprile 2019 il sindaco di Giugliano, Antonio Poziello, ha emesso un’ordinanza di sgombero immediato dell’area per motivi igienico-sanitari, dopo che una relazione dell’Asl di due giorni prima parlava di “una situazione di grave pregiudizio sia alla salubrità dei luoghi che all’incolumità pubblica”.
“Ma lì quelle persone erano state messe dal comune”, sottolinea Stasolla, “e tra l’altro in questo posto dopo un po’ di tempo è arrivata acqua e luce, ma per 450 persone c’erano solo i bagni chimici”.
L’ordinanza disponeva un ricollocamento abitativo per le famiglie sgomberate, stanziando anche dei fondi (150mila euro come contributi economici da dare una tantum alle famiglie e altri 50mila euro per eventuale inserimento dei minori in strutture protette).
“L’ordinanza da questo punto di vista faceva ben sperare”, commenta Stasolla. “Eravamo in attesa del bando del comune, ma questo non è mai arrivato”. Ad arrivare è stato invece lo sgombero.
“La sera del 9 maggio una dirigente comunale è venuta al campo, dicendo che il giorno successivo ci sarebbe stato lo sgombero”, racconta Enrico Muller, che è stato presente durante le operazioni. “Alle rimostranze dei rom, che dicevano: ‘ma i nostri bambini stanno andando a scuola’, ha risposto: non mi interessa, sarete scortati fuori da 200 uomini e dovrete essere portati fuori dai confini di Giugliano”.
“È stato fatto presente che c’erano cittadini italiani, con almeno 45 famiglie residenti in quel comune”, prosegue Muller, “ed è stato risposto che erano stati cancellati dall’anagrafe comunale”.
“La mattina del 10 maggio è arrivata un’altra persona del comune di Giugliano, invitandoli ad uscire, e loro lo hanno fatto in modo assolutamente pacifico, dopo 4-5 giorni in cui queste famiglie molto numerose dormivano nelle loro macchine o nei loro furgoni con le loro poche cose. Hanno quindi cominciato a lasciare il campo senza l’intervento della polizia”.
“Questa carovana di macchine si è spostata nell’entroterra, nella zona di Lago Patria, sistemandosi sotto lo svincolo della tangenziale. È arrivata subito la polizia locale, hanno chiamato il questore, uno dei rom ha parlato con lui e hanno assicurato che avrebbero lasciato entro le 18 del 10 maggio”.
“Sono quindi tornati in questo luogo in cui erano passati durante la loro transumanza, ma erano stati scacciati: un’ex fabbrica abbandonata, dove hanno trascorso la notte accampati nelle proprie macchine e furgoni. La mattina dopo è venuta nuovamente la polizia e dopo una trattativa hanno acconsentito che rimanessero lì fino a lunedì. Questo spazio però non ha acqua e servizi igienici, è in mezzo a dei campi agricoli”.
“Poi è cominciata la spola delle macchine, alcune delle quali sono senza assicurazione, per andare a prendere cibo o portare le signore ai servizi igienici”, racconta Muller. “Lunedì è arrivata la polizia e ha chiesto di evitare questo andirivieni di mezzi non regolari. Abbiamo iniziato a fare la spola dai supermercati con una macchina, ma questo è assolutamente insufficiente”.
“Ieri c’è stato un incontro di alcuni degli adulti della comunità con i servizi sociali, durante il quale è stato ribadito che avrebbero dovuto andarsene. È stata coinvolta anche la Caritas della diocesi di Aversa, che si è attivata per raccogliere quello che serve per i bambini. Ora è una fase di stallo in cui non sanno neanche loro cosa fare. Partire poteva sembrare una soluzione, ma non sanno dove andare”.
Al danno per le famiglie si è aggiunta poi la beffa: un comune limitrofo ha pubblicato una nota in cui si informa la cittadinanza che, a seguito dello sgombero del campo “nomadi”, “vi è la probabilità che gli stessi possano raggiungere il nostro paese e quelli limitrofi”. Viene chiesto inoltre alla cittadinanza di “essere compatta” e “prendere le dovute informazioni e precauzioni qualora si trovasse nelle condizioni di locare abitazioni a persone che infrangono la legge, al fine dunque di contrastare il fenomeno della delinquenza”. Insomma, il pregiudizio su base etnica messo nero su bianco da un ente ufficiale.
Il post è stato poi modificato come segue:
Sgombero campo rom Giugliano: le reazioni
L’Associazione 21 luglio, che si occupa di diritti umani e in particolare delle persone di etnia rom, mette in relazione quanto accaduto a Giugliano con gli episodi di Torre Maura e di Casal Bruciato. “Dopo i fatti di Torre Maura e di Casal Bruciato, continua ad accendersi di odio contro i rom la periferia italiana”, si legge nel loro comunicato”.
L’associazione ha lanciato un appello al sindaco del Comune di Giugliano, Antonio Poziello, al Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca e al Capo del Dip. della Protezione Civile, Angelo Borrelli per chiedere di “attivare con la massima urgenza e senza ulteriori ritardi misure volte ad offrire soluzioni alloggiative adeguate e dignitose per tutte le persone, garantendo loro l’accesso ai servizi base e il ripristino della frequenza scolastica per i minori in età scolare”.
L’appello ha già raccolto un migliaio di adesioni in poche ore ed è disponibile qui.
Il parlamentare di +Europa Riccardo Magi ha annunciato che lunedì prossimo si recherà a Giugliano insieme ad altri parlamentari sensibili al tema e ai giornalisti, ai quali viene rivolto un appello per dare voce a queste famiglie.
“Se diventa accettabile un modo di procedere come quello che sta mettendo in atto il comune di Giugliano, questo diventerà accettabile anche per quello vicino e così via”, osserva Magi. “In termini giuridici e di umanità è una situazione che va interrotta ed è inaccettabile da tutti i punti di vista”.