Migranti, Di Maio: “Le navi Ong che entrano in acque italiane e violano la legge diventano nostre”
Sequestro navi ong Di Maio | Sea Watch? “Bisogna andare avanti a mio avviso e individuare una soluzione affinché quelle imbarcazioni che se ne fregano delle nostre leggi non tornino più in mare già alla prima infrazione”.
Lo scrive su Facebook il vicepremier Luigi Di Maio commentando il caso della Sea Watch e della capitana Carola.
Un’odissea durata più di due settimane, 17 giorni per la precisione. Nella notte tra venerdì 28 e sabato 29 giugno la nave Sea Watch 3, con a bordo una quarantina di migranti salvati al largo delle coste libiche, è attraccata al porto di Lampedusa. La capitana Carola Rackete è stata arrestata dopo aver forzato l’alt imposto dalle autorità italiane.
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Il caso della Sea Watch è solo l’ultimo in ordine di tempo che va ad aggiungersi ai tantissimi episodi in cui le Ong impegnate a salvare vite nel mar Mediterraneo si scontrano con il governo italiano quando si tratta di trovare un porto per sbarcare.
Recentemente, agli scontri e ai porti chiusi sono seguiti i sequestri – e i successivi dissequestri – delle imbarcazioni che effettuano i salvataggi.
La stessa Sea Watch ora sotto sequestro, era stata già sottoposta a fermo e poi liberata lo scorso 3 giugno.
Il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella e il pm Cecilia Baravelli avevano infatti dissequestrato la nave della Ong che era stata posta sotto sigilli il 20 maggio scorso, quando era alla fonda al largo di Lampedusa con 47 migranti a bordo.
Solo la nave Iuventa, della ong tedesca Jugend Rettet, è ancora sotto sequestro.
Il 24 aprile la corte di cassazione ha confermato il sequestro dell’imbarcazione fermata il 2 agosto in seguito a un provvedimento del giudice per le indagini preliminari di Trapani. La nave era stata bloccata dalla magistratura italiana per un’inchiesta aperta contro il suo equipaggio accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli avvocati dell’ong avevano presentato il ricorso alla corte di cassazione sostenendo in particolare che l’Italia non ha giurisdizione su fatti che riguardano una nave battente bandiera olandese e gestita da un’ong tedesca. Ma il 23 aprile la cassazione ha respinto il ricorso.
Le motivazioni della decisione saranno pubblicate in seguito. “Il ricorso ovviamente non entrava nel merito dei fatti contestati dalla procura di Trapani, contestavamo la legittimità della giurisdizione italiana”, spiega Leonardo Marino, avvocato dell’ong Jugend Rettet insieme a Raffaele Barra.
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In realtà, una volta messe sotto sequestro, le navi diventano già di proprietà dello Stato. Ma Di Maio rincara la dose:
“Non si deve aspettare oltre. Stiamo studiando una proposta in questo senso: non si può andare avanti sequestrando e poi dissequestrando la stessa imbarcazione, e sta per accadere di nuovo con la Sea Watch 3. Se quella nave torna in mare con un nuovo comandante cosa cambia? Dobbiamo fare in modo che le navi che provocano il nostro Paese, compromettendo anche la sicurezza delle nostre forze dell’ordine com’è accaduto in questi giorni, restino in dotazione allo Stato italiano. Se entri nelle nostre acque violando la legge, perdi definitivamente l’imbarcazione, senza attenuanti e multe che incidono ben poco. Se forze armate, capitaneria o corpi di polizia lo vorranno daremo a loro le navi confiscate”.
E spiega: “Solo in questo modo ridurremo il traffico nel Mediterraneo verso l’Italia. Siamo un Paese rispettoso di tutti, è bene che gli altri inizino a rispettare anche noi”.