“Questo Coronavirus è stato un affare”: sequestrata ditta di sanificazioni a Pesaro
“Questo Coronavirus è stato un affare”: sequestrata ditta di sanificazioni
“È stato un buon affare ‘stu Coronavirus“. È quanto dice intercettato al telefono Salvatore Emolo, uno degli indagati nell’ambito dell’inchiesta “Dirty Cleaning” che ha portato la Guardia di finanza di Rimini a sequestrare un’azienda operante tra Rimini e Pesaro nel settore delle sanificazioni anti Covid-19. Emolo gestiva di fatto la ditta, intestata ad un altra persona, con uno schema imprenditoriale risultato particolarmente redditizio per l’uomo, che nelle intercettazioni si compiace ripetutamente del suo fiorente giro d’affari.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, che sorvegliavano Emolo dal 2016 perché fratello di un pregiudicato ritenuto affiliato al clan camorristico Di Lauro, la ditta di pulizie di Pesaro ha avuto tra i suoi committenti bar, ristoranti e alberghi che dopo il lockdown dovevano sanificare i locali dall’eventuale presenza di Covid per poter riaprire. Un affare che ha fatto decollare i fatturati, facendo scattare le verifiche che oggi hanno portato all’esecuzione del decreto di sequestro preventivo della ditta: Emolo è uno delle quattro persone indagate a vario titolo per intestazione fittizia dopo le perquisizioni condotte a Pesaro, Rimini e anche a Trento, dove l’impresa si era ormai infiltrata.
Il nucleo di Polizia economico finanziaria di Rimini ritiene di avere accertato che per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, ad aprile Emolo sarebbe divenuto socio occulto della ditta individuale operante nel settore delle sanificazioni delle autovetture, degli esercizi commerciali e degli hotel a Rimini e a Pesaro-Urbino, partecipando agli utili e utilizzando le autorizzazioni rilasciate alla stessa. Secondo quanto riportato da Agi, l’indagato risultava già coinvolto nel 2014 nell’operazione anti-droga denominata ‘Drugstore’ condotta dagli stessi finanzieri riminesi, e nel 2016 appunto era stato sottoposto a sorveglianza speciale dopo che il Ferdinando è stato condannato in via definitiva perché ritenuto affiliato al clan camorristico dei Di Lauro, coinvolto nella faida di Scampia. Questa volta Emolo aveva trovato fortuna rilasciando certificazioni e fatture eludendo i controlli, tanto da compiacersi del giro d’affari tanto redditizio e definire il Coronavirus “un buon affare”.
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